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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cultura

Più di 100 fedi di credito restituite alla Fondazione Banco di Napoli

Documenti storici rari, che raccontano storie di vita lungo i secoli, che erano stati trafugati e che ora sono stati restituiti alla Fondazione grazie al lavoro dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale

Sono documenti storici rari che raccontano storie di vita lungo i secoli quelli restituiti nella sede della Fondazione Banco di Napoli dal Comandante del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Napoli, Maggiore Giampaolo Brasili, alla Presidente della Fondazione Rossella Paliotto.

La documentazione, circa un centinaio di bancali, copre un arco temporale che va dal 1615 al 1935. I documenti, che erano stati messi in vendita su diversi siti di e-commerce, sono stati riordinati per banco di appartenenza, evidenziando, per ognuno, le informazioni relative ad anno, mese e giorno di estinzione, nome del correntista con relativo numero di affogliamento sul libro maggiore, importo in ducati o lire. 

La denuncia del trafugamento è partita dalla presidente della Fondazione Banco di Napoli. Si tratta di fedi di credito e polizze di proprietà della Fondazione perché su di essi si ritrovano le intestazioni dei Banchi di appartenenza e il foro praticato al centro del foglio. Infatti, la fede di credito o la polizza, una volta incassata, veniva infilzata in uno spago di canapa munito di punteruolo di ferro, andando così a formare le “filze”, ossia fasci di documenti tenuti insieme da una cordicella per essere archiviati. Le filze venivano poi sospese a pioli di legno conficcati nelle travi sotto il soffitto delle stanze dell’Archivio. Nei documenti più recenti, invece, si possono notare “timbri”, punzonature e tagli ondulati di annullamento. 

“Questi documenti contengono testimonianze dell’attività economica del Mezzogiorno nel corso di diversi secoli e rischiavano di andare smarriti per sempre. La loro restituzione alla Fondazione Banco di Napoli mette in salvo un patrimonio che appartiene alla collettività - dice Rossella Paliotto - La valorizzazione degli archivi economici è una sfida che non si può più rimandare. Il passato, la storia, l’identità sono la nostra cultura e la leva per avviare la progettazione del nostro futuro. L’operazione condotta dal Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Cuturale è l’occasione per ribadire l’importanza di un archivio unico sulle vicende economiche del Mezzogiorno. Si tratta di un giacimento di testimonianze sulla storia economica e sociale meridionale”. 

Il sistema contabile prevedeva, su richiesta, a dimostrazione dei depositi ricevuti, il rilascio di un titolo nominativo, o fede di credito. La fede di credito e gli ordini di pagamento, o polizze, spiccati sul deposito erano titoli all’ordine e contenevano, quasi sempre, oltre alla “girata”, la causale del trasferimento. In tal modo, veniva a essere indicata la ragione dei più svariati affari intercorsi tra il titolare della fede e il destinatario del pagamento. Di qui la grande importanza che i bancali hanno assunto per gli storici, poiché attraverso di esse si è resa possibile l’elaborazione di nuovi capitoli della vita sociale, economica ed artistica del Mezzogiorno d’Italia.

Archivio Storico 

L’Archivio Storico del Banco di Napoli è il più antico e il più grande del mondo e ha sede nel cinquecentesco Palazzo Ricca, nel cuore del centro storico di Napoli, in via dei Tribunali. Qui 330 stanze e oltre 80 km di scaffalature contengono centinaia di migliaia di scritture relative agli otto banchi pubblici da cui nacque il Banco di Napoli.  

Un’immensa città di carte in cui è possibile toccare la storia con mano grazie alla ricchezza delle “causali di pagamento”, in cui era specificato dettagliatamente il motivo delle antiche transazioni. In questo modo, notizie inedite di opere realizzate da illustri artisti, insoliti aspetti dell’economia quotidiana e centinaia di migliaia di storie personali, celebri o ignote, sono giunti a noi attraverso i secoli restituendo un affresco di Napoli e del Mezzogiorno dal 1573 sino ai giorni nostri.  

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