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Cultura

Erri De Luca: “La scrittura è un atto liberatorio. Non si sa mai dove va”

Lo scrittore racconta il suo ‘Impossibile’ inaugurando al Museo Archeologico il ciclo “Lo Scaffale al MANN”

“Io scrivo per tenere insieme persone che non ci sono più. Le costringo a stare insieme, a raggiungermi ancora una volta” queste parole di Erri De Luca, probabilmente, rinchiudono l’essenza di molti dei suoi personaggi e che echeggiano nel Salone della Meridiana del MANN per la presentazione del suo ultimo libro Impossibile, incontro che ha inaugurato “Lo Scaffale al Mann” la nuova rassegna d’arte e letteraria del Museo Archeologico Nazionale di Napoli ideata dai Servizi Educativi del Museo che per 8 mercoledì di ogni mese ha per protagonisti autori e scrittori che parleranno delle loro ultime opere lasciate nella libreria reale e simbolica del Mann, iniziativa che dimostra sempre di più come il museo diretto da Paolo Giulierini stia diventando un autentico centro culturale di riferimento per la città. La presenza dello scrittore napoletano è stato un evento nell’evento perché, a sorpresa, è stato mostrato in anteprima a De Luca e al pubblico il ritrovamento proveniente da Palmira di un rilievo raffigurante una testa femminile, databile tra la fine del II secolo d.C. e i primi decenni del III secolo d.C. L’opera acquistata dall’Archeologico nel 1879, verosimilmente, doveva completare un monumento funerario e che vede un filo sottile tra passato e presente e che Giulierini e il suo team vogliono mettere in luce nell’esposizione del reperto, gesto simbolico per risarcire l’atto di ingiustizia subito da Palmira. Una scelta densa di giustizia annunciata nell’occasione in cui Erri De Luca racconta a chi lo segue da sempre il suo Impossibile, un romanzo che affonda le sue radici nella giustizia che per De Luca è un concetto ben diverso dalla legalità: “La legalità è un codice che a volte si contrappone pure alla giustizia che, invece, è un sentimento che appartiene alla spiritualità di qualsiasi essere umano. Io ho fatto parte a una generazione di rivoluzione animata dalla giustizia. Proprio dal sentimento della giustizia dobbiamo partire per ragionare con il ‘noi’ che è indispensabile in questo periodo storico.

Erri De Luca al Mann (Foto Fiorenzano)

Ricordi

"L’ Erri De Luca pensiero’ catalizza tutti tra i suoi adepti e i visitatori di una sala e l’altra del Museo Archeologico. Ci sono i suoi ricordi della sua gioventù rivoluzionaria dove marca in ogni frase il suo pacifismo rimandando anche al suo viaggio a Belgrado appena bombardata in cui ha sentito la sirena dell'allarme aerea colonna sonora del '900: “Anch'io mi sento un pezzo di antiquariato essendo un residuo del 1900, un secolo vagabondo e la nostra città è stato uno dei luoghi in cui ci sono state tante partenze con irrimediabili addii. È stato un secolo rivoluzionario in cui anche la geografia è cambiata è dove è avanzata la guerra moderna in cui i civili sono diventate le prime vittime mortali". Amarcord e considerazioni dove racconta anche la sua passione per l’alpinismo che nel ‘900 ha avuto uno sviluppo come attività di esplorazione alla scoperta del limite umano per raggiungere le cime delle montagne che fanno da sfondo iniziale per la storia di Impossibile. "Io sono il primo ad andare su per le montagne anche se non mi definisco un alpinista. È un luogo dove per natura noi siamo degli intrusi. È un luogo pericoloso dove nessun sentiero ti assicura la salvezza” spiga De Luca “Ho un sentimento di inferiorità rispetto al meraviglioso immenso. Mi riporta alla giusta dimensione. Una bellezza necessaria che sovverte di continuo la forza della natura. La bellezza in montagna è così: un lascia passare che ci si attribuisce da soli raggiungendo la massima distanza dal punto di partenza.” Notoria è la sua indole schiva eppure arrivano in fila le sue riflessioni intime legate al suo modo di sentire la vita in cui non manca un pizzico della sua ironia. Una filosofia che impregna la storia del libro dove l'ambientazione rimanda a quella solitudine fatte di quelle cenge maledettamente pericolose luoghi battuti dai bracconieri e che lo stesso De Luca anni prima ha percorso. Ripensando a quella tappa tortuosa è spuntata questa fantasia dell'incontro tra due rivoluzionari avvenuto in quella cengia calpestata da lui. Ritrovarsi in quella cengia tra due antagonisti, due ex amici che poi li ha fatti ritrovare uno contro l’altro portando uno di loro in prigione. Dopo 40 anni sono lì su quella montagna determinando la misteriosa morte dell’uomo che aveva determinato gli anni di galera del suo ex compagno di ideali. Da questa premessa parte l'indagine condotto da un giovane magistrato, molto più giovane dell’accusato. Da questo interrogatorio basato sugli atti giudiziari e la documentazione del processo che si era svolto anni prima si fonda la teoria dell’omicidio del magistrato che sostiene che sia impossibile la coincidenza di quel incontro (da qui il titolo). Da qui il nodo narrativo di Impossibile, un romanzo dal forte impianto teatrale nato non su di una scrivania ma dal movimento delle passeggiate montanare di De Luca e strutturato in due parti che si alternano contraddistinte da due caratteri tipografici diversi: quello delle macchine da scrivere di una volta usato un tempo per gli atti degli interrogatori e quello corsivo dove compaiono le lettere amorose della donna sempre amata dall’anziano accusato e che in qualche modo giustificano le azioni compiute da lui in passato. Le prime pagine mettono in piedi un duello dialettico impari sia per il giovane magistrato che per l’accusato, alterego dello stesso scrittore. Una trincea accusatoria che, in seguito, si romperà con la nascita di un dialogo che avviene dalla curiosità del magistrato sulla montagna e da cosa avviene quando ci si trova in quei luoghi. Un punto di rottura che affronta anche altri argomenti come la passione per i libri di Leonardo Sciascia con riferimento al suo incarico politico che avviene all’epoca del rapimento Moro. Impossibile è una storia dove i moventi fanno capolino e che per l’accusato coincidono con i suoi ideali di fratellanza mentre per il magistrato danno corpo alla sua idea di libertà. Una liberà che pervade anche la scrittura di Erri De Luca: “Mi sono ritrovato a raccontare una storia non sapendo come sarebbe andata a finire scrivendola a mano su un quaderno. Scrivo sempre prima a mano. Io non rileggo. Io dopo ricopio e scopro. Comprendo cosa ho scritto un'altra volta, aggiungendo dei pensieri. Soprattutto, capisco se quella storia lì mi piace ancora. Mentre la scrivo, a volte succede che non ho idea dove arriverà. La scrittura è un atto libertario. Non si sa mai dove va.

”Impossibile al MANN ha portato a far conoscere un po' di più il mondo di De Luca e del suo modo di creare mettendolo in connessione con gli altri “ Le mie storie le racconto prima a me. Non sono mai commissionate. Quando ho una storia la consegno al mio editore preferito. Il mio umore non è quello di vendere milioni di copie ma voglio più che arrivi a singole persone. Forse dipenderà dal fatto che sono più lettore che scrittore e ogni storia sono suggestioni delle mie letture. Quando leggo io ho delle meravigliose sorprese che la mia scrittura non potrà mai raggiungere stupendomi. Mi congedo dicendo solo Buona lettura!”

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