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Cultura

Il realismo sconcertante del "Cristo ferito" della chiesa di San Carlo all’Arena

Dopo accuratissimi lavori di restauro, che hanno richiesto una pazienza certosina, la statua è stata restituita alla devozione dei suoi numerosi fedeli

La chiesa di San Carlo all’Arena in via Foria nasconde una scultura davvero stupefacente. L’11 novembre 1923, all’interno dell’edificio, scoppiò un incendio che, fra gli ingenti danni, provocò la caduta di un prezioso crocifisso che andò in frantumi. Scolpito in un unico blocco di marmo dal celebre Michelangelo Naccherino nel 1599, il Cristo (proveniente dalla chiesa dello Spirito Santo) è di un realismo sconcertante. Dopo accuratissimi lavori di restauro, che hanno richiesto una pazienza certosina, la statua è stata restituita alla devozione dei suoi numerosi fedeli.

Le nuove inevitabili “ferite” inflitte al Cristo ne hanno accentuato la drammaticità. Nel 1837 la chiesa, semidistrutta durante l’occupazione delle truppe francesi che l’avevano trasformata in caserma, fu quasi interamente ricostruita da Francesco De Cesare. La chiesa di San Carlo all’Arena è così chiamata per distinguerla da quella di San Carlo alle Mortelle, fu eretta dai Cistercensi nel 1631 su progetto di Fra’ Giuseppe Nuvolo. La denominazione “all’arena” derivò dal tipo di suolo su cui venne edificata, un terreno arenoso formato dal materiale proveniente dalle colline a causa di un fenomeno alluvionale, chiamato dal popolo “lava dei vergini”.

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Dalla guida “Napoli insolita e segreta” di Valerio Ceva Grimaldi e Maria Franchini, foto di Fernando Pisacane, edita da Jonglez (www.edizionijonglez.com), disponibile in tutte le librerie d’Italia e nei negozi online.

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