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Cultura

Cristina Comencini: “Napoli città metafisica in cui ho girato il mio film più libero”

Intervista alla regista per il suo ‘Tornare’, originale thriller dell’inconscio con Giovanna Mezzogiorno che segue la scia della distribuzione in streaming

“Le persone hanno voglia di vedere film emozionanti che li smuovono dentro. In genere si tende a non vedere i film noiosi. In ‘Tornare’ si mescolano giallo e inconscio, infatti ha anche una trama da thriller e lo spettatore vuole scoprire cosa è accaduto per svelare il mistero. La prima sera in una delle piattaforme dove è possibile acquistarlo ha visualizzato oltre 800 visualizzazioni, dimostra come la gente sia interessata alle storie che prendono ed emozionano. Spero che il mio film riesca a farlo soprattutto in questo momento e sono felice di far vedere questo mio ultimo film alle persone che sono a casa e a cui il cinema manca” così la regista Cristina Comencini inizia a parlare del suo ‘Tornare’ film che come tanti sarebbe dovuto uscire il 12 marzo e che ha seguito la strada della distribuzione sulle piattaforme, scelta dettata dalla volontà di continuare a incontrare il pubblico.

Presentato in autunno alla Festa del Cinema di Roma, ‘Tornare’ è un originale viaggio nella memoria che racconta la storia della quarantenne Alice che dopo molti anni ritorna a Napoli nella villa di famiglia di Posillipo dove, a contatto con i luoghi della sua giovinezza, non può non fare i conti con il proprio passato e con i traumi rimossi. In un gioco surreale che solo l’arte può compiere, la Comencini cosceneggiatrice insieme alla figlia Giulia Calenda (il figlio più grande della regista è Carlo Calenda ministro dello sviluppo economico all’epoca dei governi Renzi e Gentiloni) e a Ilaria Macchia fa coesistere le tre dimensioni del tempo e rende Alice spettatrice e confidente di altre due sé stessa che vivono e si aggirano nella villa: l’adolescente che negli anni Sessanta fuggiva di casa ogni sabato sera, avida di esperienze in cerca di libertà, e la bambina determinata e testarda che trasgrediva gli ordini paterni. Da questo fitto dialogo che l’Alice adulta tornata dall’America per la morte del padre ha con l’Alice adolescente e poi con quella bambina riemergono i segreti e i ricordi di una violenza subita e rimossa. 

Giovanna Mezzogiorno, le donne e i rapporti familiari

In ‘Tornare’ c’è la summa di alcuni argomenti amati da Cristina Comencini come i non detti che ci sono all’interno delle famiglie; la forza delle donne e la loro ribellione; individui che scavano in loro stessi per ricostruire i tasselli perduti dell’esistenza; il rapporto genitori e figli in particolar modo quello tra padri e figlie. Temi spesso presenti nei film diretti ma anche in alcune sceneggiature scritte per i film del padre Luigi, nei suoi testi teatrali e nei suoi romanzi come ‘La bestia nel cuore’ da cui nel 2005 ne ha tratto l’omonimo film facendo guadagnare a lei la candidatura all’Oscar per il miglior film straniero e a Giovanna Mezzogiorno la Coppa Volpi al Festival di Venezia. 
15 anni dopo il successo de ‘La bestia nel cuore’ Cristina ha voluto di nuovo la Mezzogiorno per incarnare Alice in ‘Tornare’, conferendo a questo personaggio drammatico il giusto mix di paura, timidezza e angoscia. 

L’intervista a Cristina Comencini 

Cristina, in ‘Tornare’ essenziali sono la casa e il tempo, inteso come riflessione sul passato, possono trovare familiarità in questo periodo offrendo sensazioni che potrebbero essere più condivisibili, a tratti universali. 

“Sì, ci sono delle assonanze con le situazioni che potrebbero essere sorte restando a casa durante la quarantena.  La casa di Alice potrebbe anche rappresentare le nostre case in cui oggi viviamo rinchiusi in questi giorni, si apre al passato. Noi siamo rimasti in casa talmente tanto tempo che anche gli oggetti all’interno li vediamo davvero per la prima volta, un po' forse facendo anche delle scoperte anche rispetto a noi stessi stando nello stesso ambiente in assenza del lavoro esterno. Ciò capita anche ad Alice che in questa villa posillipina dove ritorna è sospesa in un limbo dove emerge il passato che abita nel presente. La particolarità sta nell’incontrare sé stessa nell’età dell’infanzia e dell’adolescenza, che probabilmente lei aveva lasciato in quella casa quando è andata via”.

L’idea nasce da una vicenda che riguarda una sua amica. Da dove è partita l’urgenza di raccontare il percorso del personaggio di Alice, inserita poi in un contesto dove c’è anche l’inizio di un periodo storico a lei caro in cui il femminismo inizia a muovere i primissimi passi?

“Sì, la vicenda di Alice è quella capitata a una mia amica, mentre l’idea di far venire il passato nel presente l’avevo messa all’interno di un libro che poi non ho pubblicato e ho pensato che sarebbe stato originale vederla in un film. Da queste due combinazioni è nato ‘Tornare’ ed è stata una bella esperienza. Mi è piaciuto il modo in cui è stato fatto. La differenza sta sempre nella modalità in cui vengono fatte le cose… Poi ho trovato interessante raccontare di una donna in un’età in cui si fanno dei bilanci in cui scelte determinanti sono già state fatte”.

Per i lassi temporali e le atmosfere ‘Tornare’ è onirico. Sembra di stare in un continuo sogno dove involontariamente si cade per elaborare dolori mai superati e qui entra in gioco anche Napoli. Cosa ha Napoli che l’ha spinta a girare una storia di questo tipo?

“Intanto io sono per metà napoletana. Mia madre era napoletana e io ci sono venuta molto spesso soprattutto da ragazza e ancora oggi ci vengo, per cui per me è una città familiare con cui potrei ‘tornare’ con l’immaginazione. Abbiamo girato principalmente tra Posillipo, Bagnoli e Nisida. C’è l’ambientazione alla Base NATO, importante visto che abbiamo immaginato che il padre di Alice fosse un americano a lavoro lì. Soprattutto ci piaceva l’idea dei multistrati di Napoli, è una città arcaica come hanno scritto molte persone che l’hanno vissuta. Poi siamo capitati in questa casa pazzesca a Posillipo, quasi trascendente, ha addirittura delle grotte tutte cose che hanno contribuito a puntare sull’inconscio della protagonista. Adesso fa effetto a vederlo, ma noi abbiamo svuotato le strade e i vicoli, ciò riecheggia quello che abbiamo vissuto in questi giorni, e Napoli deserta fa venir fuori ancora di più il suo aspetto metafisico. Mentre giravo il film ho scoperto il meraviglioso Parco Archeologico che non avevo mai visto e percorrere il suo tunnel per trovarsi a picco sul mare è sublime”.  

A Napoli è la prima volta che gira un film, però ha ambientato il suo bellissimo romanzo ‘Passione di Famiglia’. Pensando a ‘Passione di Famiglia’ mi è venuto in mente tutto il suo lavoro e mi è sembrato di vederlo tutto connesso attraverso un filo sottile. Tra libri, film, teatro e sceneggiature, bene o male, ci sono dei temi che fanno capolino per essere sviscerati sempre di più e ‘Tornare’ sembra essere un po' l’essenza di buona parte di tutto questo anche con piccoli richiami simbolici.

“Sì, ha ragione. Con ‘Tornare’ li approfondisco. E’ un viaggio profondo nell’inconscio riassumendo alcune delle cose che mi sta a cuore parlare e chiunque faccia questo mestiere ha delle tematiche che predilige. Per quanto riguarda me, in questo caso le ho portate fino alle estreme conseguenze. Infatti questo è il film in cui io mi sono sentita più libera. Insieme alle sceneggiatrici abbiamo percorso questa strada interessante in cui il tempo si mischia creando un rebus da risolvere in cui anche realtà e inconscio si mescolano. Mi è piaciuto davvero molto lavorarci”.

In che momento ha pensato di nuovo a Giovanna Mezzogiorno per Alice?

“‘La Bestia nel Cuore’ ha segnato una tappa per entrambe. Quasi subito avevo in mente Giovanna. Mi sembrava quasi un secondo episodio del film precedente facendo un’ulteriore riflessione sui degli argomenti già trattati. Con lei siamo abituati a fare dei provini che le ho fatto quasi subito. Era perfetta per Alice. La complicazione è stata trovare una ragazza che fosse bravissima come lei e che le somigliasse per interpretarla da adolescente, per fortuna è apparsa Beatrice Grannò…”

Due giorni fa si è lanciato Moviement Village dove dovrebbero essere attivate circa 100 arene questo dovrebbe risolvere almeno nell’immediato il problema delle sale chiuse. Ma sui protocolli per i set, a oggi, sembra ancora esserci poca chiarezza su come e quando si potrà ritornare. Lei ha già un quadro chiaro a riguardo. Ci sarà finalmente l’occasione per risollevare l’industria?

“Le arene nel medio periodo vanno bene. Però, dovrebbero fare una pianificazione come hanno fatto di tutto il resto ma ancora il Presidente del Consiglio non parla della cultura, del cinema e del teatro senza comunicare la sua idea. Penso che in questo momento in cui tutto è chiuso potrebbe servire per riammodernare i cinema. È l’ultima occasione che abbiamo per risollevare le sale, già in crisi prima dell’emergenza sanitaria. Questo è un tempo prezioso. Investiamo nelle sale ma per adesso non mi pare che ci sia quel tipo di attenzione al momento. Sembra tutto fermo e a un certo punto le persone avranno voglia di uscire per andare nei cinema. Mentre per quanto riguarda i set si stanno muovendo e so che ci stanno parecchio ragionando per cercare di capire come fare. Non sarà semplicissimo durante la Fase 2. Forse si dovranno tenere in quarantena gli attori. Pare che in settimana potrebbero ripartire i set di alcune serie tv. Con delle accortezze e dei limiti possiamo lavorare”. 

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