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Mercoledì, 31 Maggio 2023
Cultura

La Compagnia del Cigno 2, dove musica e condivisione diventano simboli di rinascita

In onda tutte le domeniche su Rai1 la seconda stagione della serie creata dal regista napoletano Ivan Cotroneo che racconta il passaggio dall’adolescenza all’età adulta del gruppo di allievi del conservatorio Verdi. Tra i protagonisti ritornano Anna Valle e Alessio Boni

Quando nel febbraio del 2019 la Rai ha mandato in onda l’ultima puntata de La Compagnia del Cigno i milioni di telespettatori hanno sperato che le avventure dei 7 allievi del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano continuassero e dopo due anni Matteo (Leonardo Mazzarotto), Sofia (Chiara Pia Aurora), Domenico (Emanuele Misuraca), Barbara (Fotinì Peluso), Sara (Hildegard De Stefano), Rosario (Francesco Tozzi) e Robbo (Ario Nikolaus Sgroi) sono ritornati tutte le domeniche in prima serata su Rai1. Li ritroviamo più grandi alle prese con la maturità, con gli anni decisivi della loro formazione come musicisti e con le prime scelte importanti e le difficoltà che segnano il passaggio dall’adolescenza all’età adulta.

Creata e diretta da Ivan Cotroneo, la musica e la forza dell’amicizia continuano a essere i perni su cui è stato costruito questo racconto di formazione che mantiene intatto il cast principale: oltre ai sette ragazzi ci sono Alessio Boni, l’amato e temuto maestro Luca Marioni, Anna Valle (Irene, moglie di Marioni e maestra di piano) e Alessandro Roia (Daniele, l’affettuoso zio di Matteo). A loro si aggiungono alcuni nuovi personaggi come l’attore turco MEHMET GUNSUR, nel ruolo dell’ambiguo direttore d’orchestra di fama internazionale Teoman Kayà, antagonista di Marioni.

Per noi tutti un ritorno, e insieme una rinascita, come tutto in questo periodo particolare delle nostre vite. È una storia che esalta l’importanza della condivisione e la necessità dell’impegno, la musica come strumento di unione e comunione. Credo che si veda, da ogni scena, anzi da ogni inquadratura, quanto il messaggio di unione, amicizia e solidarietà che ha sempre permeato le storie del nostro Maestro Marioni e dei suoi ragazzi, sia diventato per noi fondamentale” spiega il regista.

La Compagnia del Cigno 2

La Compagnia del Cigno 2, tra musica e spunti dalla realtà

I provini per i ragazzi sono stati fatti nei conservatori italiani e non nelle scuole di recitazione, infatti cantano e suonano i brani presenti. Anche nella seconda stagione alla musica classica si affianca alla musica leggera, grazie alla reinterpretazione di alcuni celebri canzoni e grazie alle apparizioni speciali di noti musicisti: Mika, Malika Ayane, Ornella Vanoni e Francesco Gabbani.

Questa volta, però, il progetto musicale sarà a largo respiro perché si darà spazio anche all’opera lirica grazie all’esecuzione di alcune delle più celebri arie italiane composte da Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini.

Il legame tra la musica e i giovani attori/musicisti della Compagnia rappresentata nella serie trova dei forti punti di contatto con la realtà che va di pari passo o, addirittura, si intreccia con le vite dei protagonisti: Chiara Pia Aurora, Hildegard De Stefano ed Emanuele Misuraca sono allievi del conservatorio Verdi, anzi, nel caso di Misuraca si è ricreata in questa seconda stagione proprio il momento dell’esame finale in cui qualche anno fa si è diplomato in pianoforte.

Un pizzico di Napoli nella Milano della Compagnia

Ivan Cotroneo è nato a Napoli, città in cui ha vissuto fino ai 20 anni. Non c’è un film o una serie che abbia scritto in cui non manca di fare riferimento alle sue origini partenopee.

Anche in questo caso c’è una spruzzata di Napoli con due personaggi, Daniele 2 (Michele Rosiello), il compagno dello zio di Matteo, soprannominato in famiglia così perché ha lo stesso nome del fidanzato, e Pietro (Andrea Matacena) un nuovo studente arrivato da Napoli per proseguire lo studio della viola che scioglierà il cuore di Sara.

Inoltre tra i produttori della serie c’è il napoletano Nicola Giuliano cofondatore della Indigo Film storica casa produttrice della maggior parte dei film di Paolo Sorrentino.

Intervista a Ivan Cotroneo

Cotroneo, ritroviamo i 7 ragazzi cresciuti di pari passo con i loro personaggi, i loro maestri e le loro famiglie dopo due anni. Dopo la prima puntata non solo abbiamo iniziato a intuire i cambiamenti e a conoscere le new entry, ma anche a capire le tematiche, alcune anche legate all’attualità, che saranno affrontate attraverso le storie di tutti i personaggi. Quale sarà, quindi, il mood che attraverserà tutta la seconda stagione?
Il tema principale della seconda stagione rimane l’amicizia, ma questa volta, proprio per il tempo trascorso, e per la nuova età a cui si affacciano i personaggi, riuscire a restare amici diventerà una sfida molto complicata. I ragazzi sono chiamati a confrontarsi con nuovi desideri e nuove paure, a scegliere fra la lealtà e la convenienza, il rigore e la seduzione. E’ una battaglia di fatti e di eventi, ma anche di principii, nella quale sono coinvolti i ragazzi ma anche gli adulti, a cominciare dal maestro Marioni/Alessio Boni. Anche la sua è la storia di un’amicizia tradita.

Quando stavate per ritornare sul set il mondo è cambiato. Siete stati tra i primi poi a ritornare mettendo in pratica i protocolli di sicurezza e a terminare in tempo le riprese. A quanto pare sulla storia non ha influito ma di fatto quanto ha inciso nel concreto, soprattutto per i ragazzi, ritornare sul set in una modalità totalmente nuova?
Moltissimo, per i ragazzi e per tutti noi che abbiamo lavorato con loro. La nostra frase di riferimento, mia e di Monica Rametta, che ha scritto con me soggetti e sceneggiature, era dall’inizio della scrittura ‘Quando tutto cambia l’amicizia rimane’. Ma ne nessuno poteva aspettarsi che quel ‘tutto cambia’ diventasse uno sconvolgimento così drammatico e così epocale. La forza dell’amicizia, della condivisione, della solidarietà è diventata travolgente davanti e dietro la macchina da presa. Mi piace pensare che la Compagnia sia una celebrazione di questi sentimenti che tutti abbiamo capito ormai essere fondamentali e necessari all’esperienza umana, non solo per quello che si vede sullo schermo, ma per come è stata realizzata.

Come si sa tutti i ragazzi sono musicisti. Nelle scene in cui si esibiscono comprese quelle d’orchestra loro tornano a esibirsi in pubblico attraverso la serie, restituendo in parte il piacere e anche l’importanza di fare musica per una vasta platea. Un valore aggiunto e inaspettato di questa nuova stagione. Inoltre, avrà caricato ancora di più i ragazzi visto che molti di loro sono diplomati o studiano proprio al Verdi.
Sì, i ragazzi hanno potuto suonare in gruppo, in un’orchestra, grazie ai protocolli, e anche se le limitazioni sul numero di comparse ci hanno costretto a ricorrere agli effetti speciali giù in platea, sono ritornati ad esibirsi, cioè a comunicare con il loro linguaggio, che è quello della musica grazie alle riprese della serie. Sapevano, mentre lo facevano, di rappresentare un ritorno alla normalità, e un auspicio per il nostro immediato futuro. La musica dal vivo ci manca, così come i cinema e i teatri. E’ insopportabile vederli chiusi, speriamo che non duri più a lungo. Dobbiamo tornare a condividere l’arte.

Una delle forze de La Compagnia del cigno è di essere perfettamente aderente nel raccontare la contemporaneità italiana. Ne cito due: la ricchezza che dà il confronto con culture diverse e la scelta di diventare genitore affidatari anche se si è single…
Da sempre io e Monica Rametta siamo interessati a raccontare la realtà, non tanto la cronaca quanto la quotidianità. Questo può apparire paradossale visto che spesso non scegliamo il realismo come chiave del racconto, e nelle nostre storie ci sono spesso parentesi oniriche, musicali o fantastiche, da Tutti pazzi per amore a Sirene, fino agli inserti di musica pop riarrangiati sinfonicamente per il Cigno. Però nonostante questa chiave non perfettamente realistica il nostro interesse è sempre nel raccontare le trasformazioni della società: il concetto di famiglia e di famiglie, il sessismo oppressivo, l’omofobia dilagante, la rappresentazione di personaggi femminili forti e non convenzionali che non troviamo spesso raccontati.

Ne La Compagnia del Cigno 2 non mancano dei riferimenti a Napoli con due personaggi. Essendo qualcosa che emerge principalmente nei copioni che scrive, quanto l’essere napoletano determina il suo processo creativo?
Non sono in grado di dirlo, ma sospetto totalmente. Io sono napoletano, sono legatissimo alla mia città, e credo che, al di là del mettere in scena personaggi napoletani, la mia formazione, che è quella tratteggiata in maniera romanzata ne La Kryptonite nella borsa (ndr il primo film da regista di Cotroneo girato a Napoli), abbia determinato fortemente e felicemente chi sono e il mio modo di vedere il mondo.

All’inizio abbiamo parlato di cambiamento. La Compagnia del Cigno 2 quanto ha cambiato Ivan Cotroneo?
Moltissimo. Mi ha dato fiducia nell’affrontare grandi sfide, come quella di raccontare la musica classica in prima serata su Raiuno. Mi ha dato ricchezza, nel confronto con questi giovani e straordinari talenti, che sono il nostro futuro – ed è un’osservazione anagrafica e non retorica. E poi, forse il regalo più grande, mi ha reso più consapevole del fatto che per me è importante, nelle narrazioni che faccio, da scrittore, da sceneggiatore, da regista, mettermi alla prova con nuovi traguardi, e con l’ambizione di raccontare quello che non viene usualmente raccontato, piuttosto che percorrere strade più sicure ma già battute.

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