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Cultura Pendino / Via dei Tribunali

Purgatorio ad Arco, due chiese una sull’altra

In via dei Tribunali la doppia struttura, una sontuosa e barocca, l’altra cupa e spoglia. Qui, il culto delle "anime pezzentelle"

La chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, spesso abbreviata in “Purgatorio ad Arco”, è una chiesa barocca in via dei Tribunali. Sul decumano maggiore, tra via Nilo e via Atri, era presente un torrione di epoca romana (la cosiddetta Torre d’Arco) che dava il nome alla zona (da qui, il nome “ad arco”). L'edificio presenta sulla facciata motivi decorativi con teschi e ossa nei fregi, sul portale e nelle nicchie laterali, oltre a due teschi in bronzo poggiati su tibie incrociate. Il portale e il tondo sovrastante con il bassorilievo della Madonna con le Anime del Purgatorio risalgono agli inizi del Settecento e sono attribuiti a Cosimo Fanzago.

La chiesa fu eretta nel 1616 su commissione di un gruppo di nobili napoletani affinché anche le famiglie povere della città avessero un luogo di sepoltura per i loro cari. Al di sotto, una chiesa di pari dimensioni, completata nel Settecento e destinata ad ospitare proprio le “anime pezzentelle”: un culto antico a Napoli, consentito dallo “ius sepolturae” in chiesa istituito da Isabella Mastrilli. Il culto consisteva nell’adottare un teschio, ripulirlo, porlo in un altarino e pregare per lui per agevolargli il passaggio dal Purgatorio alla Salvezza in cambio di protezione. Se inizialmente fu tollerato dalla Chiesa perché attirava doni ed elargizioni, fu invece poi proibito nel 1969 perché era ritenuto pagano (oltre al fatto che ci si rivolgeva ormai più a resti anonimi che ai santi). Il culto, però, continuò per un decennio ancora, quando il terremoto del 1980 rese inagibile l’ipogeo. Chiesa e ipogeo furono riaperti solo nel 1992 e sono oggi entrambi visitabili.

Se la chiesa superiore è sontuosa e barocca – ospita, tra le tante opere d’arte, anche una pala d’altare di Massimo Stanzione -, quella inferiore è cupa e spoglia. A questa seconda chiesa si accede da una scala posta a sinistra dopo l’ingresso principale. Il pavimento fu realizzato dai fratelli Giuseppe e Donato Massa, già noti per aver eseguito le maioliche del chiostro delle Clarisse in Santa Chiara, mentre l'altare in piperno risale al XVIII secolo. Nell'angolo a sinistra un corridoio decorato con teschi dà accesso alla tomba di Giulio Mastrilli (in corrispondenza, al piano superiore, della statua posta a sinistra dell’altare), nonché ad un secondo ambiente sotterraneo, che fungeva da ipogeo, con teschi e spazi destinati alla sepoltura. Il più celebre di questi teschi, ricoperto da un velo nuziale, richiama il ricordo dell'anima di Lucia, morta in un naufragio insieme al suo sposo.

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