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Cultura Vomero

Certosa di San Martino, riapre dopo 40 anni la Chiesa delle Donne

Il restauro ha interessato la parte decorativa e quella architettonica dell’edificio

Al termine dei complessi lavori di restauro, riapre oggi dopo circa 40 anni la seicentesca Chiesa delle donne della Certosa e Museo di San Martino.

I lavori sono stati realizzati con i fondi del Programma Operativo Nazionale FESR 2014-2020 Cultura e Sviluppo coordinati dal MiBAC – Segretariato Generale e hanno coinvolto insieme al Polo museale della Campania, per le rispettive competenze, il Segretariato Regionale per la Campania e la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Napoli.

LA STORIA 

La Chiesa dall’armoniosa facciata, accanto all’ingresso della Certosa di San Martino, ha una lunga storia iniziata dopo il divieto di ingresso alle donne nelle chiese delle Certose fin dall’origine dell’Ordine. Una proibizione confermata nel 1506 da Papa Giulio II, ribadita sia da Papa San Pio V, nel 1566-1572 con la Controriforma, che da Papa Benedetto XIV nel 1757. La soluzione di una chiesa esterna, con annesso giardinetto, piccola oasi di ristoro, fu realizzata intorno al 1590, negli anni del Priore Severo Turboli, a cui si deve il forte impulso innovatore che avrebbe trasformato l’intero complesso certosino. Alla Chiesa delle donne lavorò anche l’architetto toscano Giovanni Antonio Dosio, la cui maniera è ben visibile nella bicromia bianco/grigio cara al Rinascimento fiorentino e nelle reminiscenze classiche dell’ingresso sormontato dal bianco timpano triangolare della facciata e un suo intervento è leggibile anche all’interno.

Il restauro ha interessato la parte decorativa e quella architettonica dell’edificio - come si nota dalla ‘riscoperta’ della facciata con il bassorilievo di San Bruno in adorazione nello splendido paesaggio francese di Grenoble che inquadra il portale di ingresso - e ha restituito alla Chiesa delle Donne la sua originale spazialità. L’intervento ha accresciuto la conoscenza del monumento, ripercorrendo con le indagini la storia delle sue fasi costruttive. I lavori, sin dai primi saggi di pulitura delle superfici, hanno messo in luce preesistenti fasi decorative e sono stati ripristinati i vividi colori degli affreschi del presbiterio -databili alla prima fase di edificazione dell’edificio- con l’ Annunciazione ai lati dell’altare e la morbida plasticità dei quattro Angioletti. Un’attenta descialbatura meccanica ha restituito gli stucchi seicenteschi nell’arco trionfale, policromi e originari dosiani e quelli, a tralci vegetali, della bianca ed elegante volta della navata.

E’ stata riscoperta anche la doppia pavimentazione originaria, databile al primo quarto del XVIII sec, nella navata si nota il pavimento in cotto arricchito da una greca maiolicata mentre nella zona del presbiterio nella pavimentazione sono inseriti elementi decorativi.

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