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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cultura Chiaia / Via San Pasquale, 35

Via San Pasquale, dove morì il poeta della "fenestrella 'e Marechiaro"

Salvatore Di Giacomo trascorse gli ultimi anni della sua vita in un palazzo al numero 35

Una lapide al civico 35 di via San Pasquale a Chiaia ricorda il poeta e drammaturgo Salvatore Di Giacomo, che nel palazzo trascorse molti anni della sua vita e qui morì il 5 aprile del 1934. Nella sua storia, iniziata a Napoli nel 1860, l'inizio degli studi di medicina - che abbandonò dopo un macabro "incidente": mentre era nei corridoi dell'università, vide rovesciarsi per le scale una tinozza piena di resti umani, come raccontò lui stesso alcuni anni più tardi- e una lunga esperienza prima nel settore tipografico, poi nel giornalismo e infine nella scrittura di testi teatrali

Da molti è ricordato come l'autore dei versi (datati 1885) riportati a Marechiaro accanto alla celebre "fenestrella" - musicati da Francesco Paolo Tosti - ma a quanto pare il poeta non ne andava particolarmente fiero, dal momento che non li riportò nelle raccolte da lui stesso curate. Questa avversione di Di Giacomo è riportata anche dal giornalista napoletano Roberto Minervini, in un libro che ne riporta le memorie: "Alle trattorie di lusso preferiva nascoste osterie ove tra una pietanza e l'altra rimaneva trasognato, né valevano a ridestarlo le sue canzoni, sonate e cantate per fargli onore dai posteggiatori di quei pittoreschi locali. Non amava Marechiaro, la più celebre di tutte, perché veniva indicato non come l'autore di Ariette e Sunette o Assunta Spina, ma come l'autore di Marechiaro. Il puntuale riferimento lo infastidiva e lo innervosiva: una sera al Gambrinus, abituale convegno di letterati, giornalisti e uomini politici, gli fu presentata una signora che non gli risparmiò il dolore: poco dopo fu visto allontanarsi, salutando appena con un gesto".

Secondo una leggenda Tosti pagò a Di Giacomo una sterlina d’oro per musicarla. La poesia parla di una giovane donna, Carolina, che dalla finestra adornata da garofani ascolta un innamorato intento a farle una serenata ("Scetate, Carulì, ca l'aria è ddoce"). La canzone, pubblicata dalla Ricordi di Milano, divenne un grandissimo successo tanto che il titolare di una trattoria della zona ne riprodusse le strofe all'interno del suo locale. Tra le opere più famose del poeta - molte le sue poesie poi divenute canzoni -, 'E spingule francese, musicata da Enrico De Leva, riproduzione pressoché integrale di un canto popolare di Pomigliano d'Arco. 

A Salvatore Di Giacomo è intitolata una grande piazza, risalente con ogni probabilità all'inizio del Novecento, che interrompe via Posillipo, poco dopo via Torre Ranieri. 

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