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Al Piccolo Bellini Brigata Miracoli: alla ricerca di speranza ed eroi per abbattere i miti del consumismo| Video

Fino al 5 febbraio alla sala del Teatro Bellini che ne cura anche la produzione la compagnia siciliana Vuccirìa Teatro porta in scena uno spettacolo che riflette sul valore della comunità di un Sud immaginifico attraverso miti ed eroi antichi e contemporanei

Oggi è ancora possibile una rivoluzione? Cosa potrebbe innescarla? Sono queste le domande su cui fonda il lavoro di ricerca di Vuccirìa Teatro con lo spettacolo Brigata Miracoli, spettacolo che fino al 5 febbraio sarà al Piccolo Bellini del Teatro Bellini che ha anche prodotto la messa in scena della compagnia siciliana, che è tra le compagnie di teatro contemporaneo più dirompenti del panorama italiano.

Scritto, diretto e interpretato da Joele Anastasi, Brigata Miracoli rielabora con tanto di provocazione il concetto di miti ed eroi in epoca come quella di oggi dove sono sostituiti dai social, dalle tendenze in cui apparire mescolato al potere economico sgretola tutto ciò che può essere legato alla bellezza, alla poesia, alla condivisione e a tutto ciò che sensibilizza e rende un umanità, mandando in frantumi una comunità.

Sì, perché proprio la comunità è linfa vitale ma se schiacciata dall’impatto che il consumismo con i suoi nuovi eroi e miti, non può che poi essere afflitta da un male che la spegne frutto di una rassegnazione che potrebbe rischiare di far sparire la comunità che poi è vita. Ecco il primo passo da fare: impedire che questa rassegnazione diventi uno stato permanente bisogna fare una rivoluzione ripristinando i vecchi saldi eroi, affidandosi alla speranza.

Ambientato in un quartiere dei giorni nostri di un sud immaginifico tra Napoli e la Sicilia, la piccola comunità di un quartiere si misura con il simbolo di Afrodite la quale, riassegnata ad un quartiere popolare, sparisce mandando in cortocircuito la comunità.

Amazon, Instagram, Google, Inditex sono nuove divinità: le voci che plasmano le nostre individualità e che ci inducono a percepirci come i nuovi eroi della modernità.
In questo scenario la giovane Afrodite è “scomparsa” ma il suo riflesso continua a muovere le cinque piccole vite della sua “brigata”, dove l’ideologia della competizione, la ricerca dell’eterna giovinezza, l’ossessione per il gioco, il divertimento ed il piacere sono usati come mezzi di dominazione.

In questo scenario alla deriva solo una persona può aggiustare nel giusto ordine le cose ed è Enea, che nella rielaborazione di Vuccirìa Teatro diventa donna, mandando in barba anche una società che in fondo in fondo è ancora dominata da un sistema patriarcale.

La sindrome della rassegnazione e il ritorno degli eroi

La genesi di BRIGATA MIRACOLI parte prendendo in analisi la figura di Afrodite che - nel suo incontro con l’umano Anchise - diede alla luce Enea, dando inizio così alla stirpe degli eroi.
Le divinità di oggi sono tutte espressioni del consumismo e della capitalizzazione delle emozioni, così ogni personaggio di BRIGATA MIRACOLI si ispira ad una divinità classica, ormai corrosa e totalmente umanizzata.

Joele Anastasi, in scena con Federica Carruba Toscano, Adelaide Di Bitonto, Enrico Sortino, Beatrice Vento, per realizzare Brigata Miracoli si è basato sulla sindrome della rassegnazione, uno studio in cui lui e la sua compagnia si sono imbattuti durante lo sviluppo del lavoro. Per loro questo studio fatto dalla neuropsichiatra, Suzanne O Sullivan è stato il punto di svolta per Brigata Miracoli.
“La neuropsichiatra si è infatti recata in Svezia studiando un fenomeno tutto nuovo e senza precedenti scientifici. Si sono registrati tantissimi casi di giovanissime donne, figlie di immigrati richiedenti asilo, che hanno iniziato ad addormentarsi - per settimane, mesi e in alcuni casi anni - senza mai risvegliarsi. La comunità scientifica non è riuscita però ad identificare le cause cliniche specifiche, inserendo questa sindrome dentro il largo e indefinito insieme delle malattie psicosomatiche. Ma il vero punto cruciale negli studi della neuropsichiatra si manifesta nelle conclusioni a cui arriva, ossia, si individua il malessere non più in caratteristiche individuali ma in fattori sociologici” spiega Anastasi che ha approfondito lo studio della sindrome collegandola a Brigata Miracoli “La Sindrome della rassegnazione si manifesta dove c’è un’insufficienza istituzionale, un senso di irreversibilità. Un vuoto ed una frammentazione incolmabile e non si può semplicemente parlare di malattie legate all’individuo ma manifestazioni di una malattia della società”.

Qui si aggancia Brigata Miracoli in cui il suo quartiere popolare altro non è che Olimpo che ha smarrito le sue divinità. Un vero avamposto di resistenza e contraddizioni: un quartiere popolare che fa del suo essere tribù la sua salvazione. L’unica forma di guarigione dalla Sindrome della Rassegnazione è riconducibile al ripristino della speranza.

“Enea nella nostra storia è FEMMINA ed è la chiave: indotta a dover seguire le orme della madre per ripristinare una “Nuova Luna”, avvierà una sua personale rivoluzione eroica. A Enea abbiamo è stato assegnato il sesso femminile, innescando un corto circuito all’interno della tribù-Olimpo dal quale proviene. Al femminile è quindi riconsegnata tutta la potenza eroica e divina” racconta il regista e attore Joele Anastasi.

Video intervista a:

Joele Anastasi, regista e attore di Vuccirìa Teatro

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