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Beppe Vessicchio: collaborazioni, amori e origini. "Cresciuto a Bagnoli, c'era amianto dappertutto"

Le dichiarazioni del direttore d'orchestra napoletano

Il direttore d'orchestra partenopeo Beppe Vessicchio, conoscenza di lunga data soprattutto per i fan del Festival di Sanremo, ha raccontato il suo presente e i suoi trascorsi in una lunga intervista al Corriere della Sera.

Viene da un tour con le Vibrazioni, Vessicchio, e spiega come per “scandalizzarlo” le abbiano “provate tutte”. “Una sera vengono a prendermi con il furgoncino. Sgommata, si apre la portiera laterale, spunta Sarcina (Francesco, il cantante e chitarrista ndR) con le braccia allargate come un diavoletto e, dietro, una spessa coltre di fumo”. Che pare non fosse di sigaretta.

Beppe Vessicchio spiega di non poter fumare a causa di “polmoni non perfetti”. “Sono nato e cresciuto a Bagnoli – spiega – papà era un funzionario dell’ex Eternit. Amianto dappertutto. Stavamo in un comprensorio di palazzine, quattro famiglie: i superstiti oggi sono pochi”. E la paura, avendo preso il Covid solo poche settimane fa, dev'essere stata tanta.
Amante della chitarra, che al tempo non era in Conservatorio, Vessicchio iniziò a seguire le lezioni da uditore. “Mi ricordo che c’era Enzo Avitabile che studiava il flauto – spiega – Per lui e per tutti i professori ero una specie di curiosissimo abusivo”.

La musica preferita? “Nel porto di Napoli, negli anni Settanta e Ottanta, c’era un giornalaio che metteva da parte le riviste di musica americana destinate ai marinai statunitensi della vicina base Nato. Anche grazie a loro e ai loro dischi sono nate certe sonorità. Pensi a Pino Daniele”, racconta.

Un passaggio anche sulla collaborazione con Gino Paoli. Che conobbe “a casa di Maria Pia Fanfani, una cena piena di gente, c’era anche Stefania (Sandrelli, ndR). Ci sistemammo nella stanza dei cappotti, gli feci ascoltare due miei brani. Concordammo sul migliore e quando io poi gli dissi 'Bene, è fatta, lavoriamo assieme?' lui si alzò e, allontanandosi, mi rispose 'No, manco so chi sei, non ti ho ancora baciato in bocca'. Gli voglio bene”. E con Ornella Vanoni. “Grande artista, ci teneva a rimarcare la sua statura. Dopo ogni concerto io scappavo e evitavo il suo camerino perché sapevo che ci sarebbe stata una sfuriata”.

E poi la moglie, Enrica Mormile, conosciuta a vent’anni. “Ci siamo sposati dodici anni dopo – spiega – Volevamo capire, sentire. La scienza studia principalmente il cervello, ma noi siamo fatti di tante altre cose. Per esempio, se mi stacco qualche ora da mia moglie poi ho bisogno di sentirla al telefono, ma non per senso del possesso: è per recuperare una parte di me”.

Beppe Vessicchio parla anche della musica di oggi. Fa notare “l’uso dei verbi al futuro, molto frequente. Dipende – spiega – dal fatto che si cerca l’impostazione dell’inglese, che ha molti monosillabi, parole brevi e effetto tronco. Per esempio, loro hanno la parola spring, noi pri-ma-ve-ra. Dunque cerchiamo un’altra parola, che sia più tronca. Ed ecco l’uso del futuro”.

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