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Cultura Avvocata / Via Vincenzo Bellini

Accademia di Belle Arti, quella napoletana ha il più ricco patrimonio museale d'Italia

È nata per volere di Carlo III di Borbone nel 1752 ed è una delle più antiche d’Europa: nella sua galleria circa mille opere di grande valore

Tra quelle italiane, non solo è tra le più antiche ma è anche quella con il più esteso patrimonio museale interno. L’Accademia di Belle Arti di Napoli, oggi istituzione universitaria di prestigio per l’alta formazione artistica, è nata come "Reale accademia di disegno" voluta da Carlo III di Borbone a metà Settecento. In origine, aveva sede presso era il complesso conventuale di San Giovanni delle Monache (di cui oggi resta la chiesa – chiusa al pubblico – in via Costantinopoli: con la costruzione di via Conte di Ruvo l’edificio di culto fu separato dal resto del complesso): fino a qualche decennio fa, era l’unica Accademia dell’Italia meridionale peninsulare.

Nel 1752, Carlo III di Borbone istituì le reali accademie del disegno e del nudo, con l’intento di “educare” i giovani aspiranti artisti. Nel 1864 furono trasferite prima al Regio Palazzo degli Studi (divenuto il museo archeologico nazionale) e poi alla sua sede attuale di via Santa Maria di Costantinopoli. I lavori si inserivano in un piano di intervento urbanistico volto a riorganizzare tutta l'area, dal Museo archeologico alla galleria Principe di Napoli, da via Port'Alba a piazza Dante. Non è un caso che si trovi poco distante anche dal Teatro Bellini e dal conservatorio di San Pietro a Majella: l’idea era quella di realizzare in zona un vero e proprio "polo delle arti".

Il complesso fu duramente colpito dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale e l'Accademia chiuse fino al 1942. Riaperta a intervalli più o meno lunghi fino agli anni Ottanta, fu poi riorganizzata sia dal punto di vista formativo sia dal punto di vista architettonico. La facciata principale (oggi nel tratto pedonale di via Bellini) è decorata coi busti di personalità legate all'accademia: all’ampio ingresso si accede tramite un'ampia scalinata contornata da due leoni in bronzo scolpiti da Tommaso Solari. Tutto il resto dell’edificio è in tufo giallo napoletano. Gli interni sono costituiti da diverse sale distribuiti su due piani ai quali si accede tramite una monumentale scalinata realizzata nel 1880 da Giuseppe Pisanti.

L'accademia è anche sede di una biblioteca, di una gipsoteca (dove sono conservate le riproduzioni in gesso di statue in bronzo, marmo e terracotta) e di una galleria museale: fin dalla sua fondazione e poi lungo il corso del XIX secolo, l’Accademia di Belle Arti di Napoli ha creato la sua raccolta con acquisti, donazioni e acquisizione di prove di concorsi. Grazie all’impegno di artisti illuminati quali Palizzi e Morelli, si costituì la Galleria regionale d’Arte Moderna con Regio Decreto del 1895. Così, l'Accademia non solo non ha visto espropriato il suo patrimonio di opere d’arte, ma è grazie a questa lungimirante politica che è riuscita ad essere quella con la più cospicua raccolta museale.

Esclusa la Gipsoteca con le sue centinaia di pezzi, alcuni rari e di gran pregio, la Galleria Regionale d’Arte Moderna dell’Accademia consta di quasi mille opere tra dipinti, disegni e sculture, di cui quasi cinquecento dipinti, oltre duecento disegni e circa settanta sculture. Comprende opere dal Cinquecento al Novecento: la raccolta, che include e si caratterizza anche per il nucleo di 227 opere donate nel 1898 da Filippo Palizzi, è stata riaperta al pubblico nel 2005.

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