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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cultura Via Carriera Grande

Il 17 novembre 1878 a Napoli l'attentato al Re Umberto I

L'anarchico Giovanni Passannante, 29enne lucano, provò con una coltellata a uccidere il re, che era in carrozza con la moglie e il figlio in largo Carriera Grande, circondato da centinaia di persone in festa. Fu un tentativo vano

Il 17 novembre 1878, 139 anni fa, l'anarchico lucano Giovanni Passannante, 29 anni, provò a uccidere il re Umberto I, in visita a Napoli e accompagnato in carrozza dalla moglie Margherita e dal figlio Vittorio Emanuele III (futuro re). Umberto I stabilì quella visita, all'interno di un ampia tourneè nelle maggiori città italiane, per mostrarsi al popolo dopo la morte del padre Vittorio Emanuele II. L'accoglienza napoletana fu sfarzosa, i balconi erano decorati con i tricolori, il consiglio comunale varò un grande ricevimento reale. Quando la carrozza e il corteo che seguiva giunsero in Largo Carriera Grande (nella Duchesca), Passannante sbucò tra la folla all'improvviso, salì sul predellino e cercò di colpire mortalmente il sindaco, con un coltello, gridando "Viva Orsini! Viva la Repubblica Universale!". Il re Umberto I riuscì a parare il colpo: fu solo ferito lievemente al braccio. La regina Margherita lanciò sul volto di Passannante un mazzo di fiori, chiedendo poi al primo ministro Cairoli di fermare l'attentatore. 
Passannante fu arrestato dopo essere stato colpito, fu condannato a morte e successivamente la pena fu commutata in ergastolo. In carcere sull'isola d'Elba, fu detenuto in condizioni disastrose, legato al collo: i marinai che passavano nei dintorni della cella sentivano le grida di dolore di Passannante. La casa reale decise di cambiare il nome di Salvia di Lucania, dove era nato Passannante, trasformandolo in Savoia di Lucania, che è ancora l'attuale nome del piccolo comune in provincia di Potenza. 

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