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Sabato, 20 Aprile 2024
Cucina

Gli undici dolci più famosi di Napoli

Dal babà alla sfogliatella, dalla pastiera agli struffoli, dal ministeriale al fiocco di neve: chi li ha inventati e qual è la ricetta per prepararli

Pastiera

La pastiera riveste importanti significati simbolici legati alla rinascita della natura. Questi riti, attraverso offerte alimentari, sancivano il ritorno della stagione fertile e sono conosciuti sin dai tempi più antichi. In epoca romana, per esempio, le sacerdotesse di Cerere celebravano il ritorno della primavera con una processione sacra che aveva per protagonista l’uovo, simbolo per eccellenza della rinascita. Con l’avvento del Cristianesimo, la ricorrenza pagana della primavera viene traslata nella risurrezione di Cristo, ma la simbologia rimane in buona parte la stessa. In ogni ingrediente della pastiera si leggono riferimenti a questi importanti significati, stratificatisi nel corso del tempo. La ricotta addolcita, per esempio, può essere letta come la trasfigurazione delle offerte votive di latte e miele che i catecumeni ricevevano durante il battesimo, nella notte di Pasqua. Il grano cotto nel latte simboleggia la fusione del regno animale e di quello vegetale ed è al tempo stesso auspicio di ricchezza e fecondità. Le uova richiamano la vita nascente e la fertilità, mentre l’acqua di fiori d’arancio annuncia il rifiorire della natura. Sulla sua origine ci sono diverse leggende: una di queste racconta che un tempo sulla spiaggia, di notte, le mogli dei pescatori lasciarono delle ceste con ricotta, frutta candita, grano, uova e fiori d’arancio come offerte per il mare, affinché il mare lasciasse tornare i loro mariti sulla terra sani e salvi. Al mattino, ritornando sulla spiaggia ad accogliere i rispettivi consorti, le donne notarono che le onde del mare avevano mescolato gli ingredienti e, insieme agli uomini che facevano ritorno, nelle loro ceste comparve una torta. Un’altra leggenda molto nota racconta che la sirena Partenope, ad ogni primavera, emergeva dalle acque del golfo disteso fra Posillipo e il Vesuvio per salutare gli abitanti del luogo. Per ringraziarla di questo dolce gesto, la gente decise di offrirle ciò che aveva di più prezioso e sette fanciulle furono incaricate di consegnare alla sirena dei doni. Il primo fu la farina, simbolo della forza e della ricchezza della campagna; seguirono poi ricotta, omaggio dei pastori, le uova, simbolo della vita che nasce, il grano bollito nel latte, simbolo dei due regni della natura, l’acqua dei fiori d’arancio, simbolo dei profumi della terra, le spezie come simbolo dei popoli più lontani del mondo ed infine lo zucchero, per esprimere la dolcezza del canto di Partenope. La sirena, felice dei doni ricevuti, li pose ai piedi degli Dei, che con le loro arti divine mescolarono tutti gli ingredienti. Fu così che nacque la pastiera. Sembra che la versione attuale del dolce sia stata messa a punto nel XVI secolo dalle suore del convento di San Gregorio Armeno, che usavano regalare le Pastiere alle famiglie aristocratiche di Napoli.

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