rotate-mobile
Il ricordo

Addio Vito, maestro di un giornalismo che non c'è più

Faenza, scomparso a 74 anni, con la sua penna ha raccontato alcuni dei fatti di cronaca più importanti della storia di Napoli ma amava anche insegnare ai giovani il mestiere del cronista

Con la scomparsa di Vito Faenza, ucciso da un brutto male a 74 anni, se ne va un altro pezzetto di un giornalismo che ormai non esiste più. Quello delle macchine da scrivere, delle agenzie che arrivavano con le telescriventi, dei pezzi dettati al telefono, magari in una cabina e pagando con i gettoni sul luogo stesso del fatto che si stava raccontando.

E lui di fatti ne ha raccontati tanti, fatti che sono ora nei libri di storia. La Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, il caso Cirillo, il terremoto dell'Ottanta in Irpinia, la strage del Rapido 904, l'uccisione di Giancarlo Siani, scrivendone per l'Unità dalla redazione di Napoli, per cui ha lavorato negli anni Settanta, collaborando poi anche con testate come Panorama e il Messaggero. Vito era uno di quei cronisti che nel loro piccolo hanno fatto la storia di questo mestiere, pure se i loro nomi non sono poi diventati celebri a livello nazionale.

Giornalismo in lutto, è morto Vito Faenza

Io ho avuto la fortuna di conoscerlo quando lui, ormai prossimo alla pensione, lavorava al Corriere del mezzogiorno dove io, giovane di belle speranze, entrai con uno stage. Suona retorico dirlo, soprattutto in una circostanza come questa, ma per me è stato un maestro. E non solo per me, per i tanti giovani stagisti (e non solo) che sono passati da quella redazione e che lui era solito prendere sotto la propria ala protettrice per insegnargli il mestiere del cronista che tanto amava.

Dietro la sua scrivania aveva appeso la prima pagina dell'Unità del 6 marzo del '53. Stalin è morto, annunciava il quotidiano del Pci. E anche io non mi sento tanto bene, ci aveva aggiunto sotto lui. A quella scrivania permetteva anche a noi pivellini di sederci quando non c'era, cosa che invece avrebbe fatto infuriare altri colleghi che non amavano dividere il proprio spazio, ritenuto sacro.

Quando la mattina arrivava in redazione gridava È finita la settimana. E non importava se magari era lunedì, quello era il suo grido di battaglia, e ci metteva tutti di buon umore. Insieme allo straordinario Nino Femiani (un altro di quei grandi di questo mestiere che meriterebbero una fama molto superiore), guidava quella che noi chiamavamo la navicella web, il sito del giornale dove lavoravano gli ottimi Alessandro Chetta, Natascia Festa e Chiara Marasca. Poi c'eravamo noi, i pivellini, entrati come stagisti e che poi avevamo strappato una collaborazione: io, Sandro Di Domenico e Marco Perillo (che squadra, permettetemi di dirlo).

E a noi pivellini amava dare consigli e insegnamenti. Quando eravamo fortunati ci portava a pranzo con lui, in un ristorantino lì vicino chiamato Sofì, pranzo che spesso e volentieri ci pagava anche. Ma avremmo dovuto pagarlo noi, e pagare anche lui, perché ognuno di quei pranzi diventava uno spettacolo incredibile. Vito ci raccontava, tra una pasta al sugo e una bottiglia di vino (spesso anche più di una), le storie di cui aveva scritto da cronista dell'Unità, storie che erano non solo interessanti ma che ci insegnavano anche come fare questo mestiere. Come ottenere le notizie, approcciare le fonti, raccontare i fatti.

E non mancavano gli episodi divertenti, perché con Vito era una continua allegria. Come quella volta che ci raccontò quando le Brigate rosse chiamarono l'Unità per annunciare uno dei loro colpi, ma essendo domenica nessuno rispondeva e quindi la linea venne trasferita al portiere del palazzo, a cui dissero solenni: Siamo le Br, vogliamo parlare con un giornalista. Uh marò, nun me scucciate ca oggi è dummeneca e ccà nun ce sta nisciuno, avrebbe risposto il portiere indispettito, prima di attaccare il telefono in faccia ai prodi rivoluzionari.

Qualche volta nei suoi racconti fatti a noi giovani Vito tendeva un po' a esagerare. Si prendeva simpaticamente gioco di noi, e le sue storie diventavano come quelle di Edward Bloom in Big Fish. Ma come il personaggio del film di Tim Burton, la vita (sicuramente quella professionale) di Vito è stata davvero incredibile, ci potrebbe pure stare che, chessò, una volta abbia incontrato Mao Tse-tung o mandato delle mozzarelle a Bill Gates. Lui adorava le mozzarelle, quelle della sua Aversa, che regolarmente portava in redazione per la nostra gioia.

Ed era una gioia anche quando passava i pezzi di noi novellini, perché non ci risparmiava critiche che ci facevano crescere, critiche che arrivavano sempre sotto forma di divertentissime frecciate. Una volta nel commentare un pezzo di cronaca che avevo scritto in maniera forse un po' svogliata mi disse Fofò, tea piglià nu poco e Guttalax. Cosa Vito? Sei stato stitico, è una bella storia, approfondiscila, raccontala.

Ma non ci faceva mai una cazziata, anzi, ci difendeva sempre. Con i vertici del giornale invece era molto severo. Una volta mandò letteralmente a fanculo il direttore Marco Demarco, se non ricordo male per una discussione sulla linea, a parere di Vito troppo garantista, che la testata stava tenendo sul caso di Nicola Cosentino. Il direttore non ne fece una tragedia, sia perché gli voleva bene e lo stimava (sentimenti ricambiati da Vito), sia perché un buon direttore sa che deve fare da parafulmine agli umori di una redazione, e che a un decano si deve poter concedere qualche intemperanza. In ogni caso ci vuole coraggio a mandare a quel paese un direttore, ma Vito (che poi si scusò), lo fece per quel senso di libertà che non lo ha mai lasciato.

Quando andò in pensione festeggiammo con una cena a casa sua, dove le mozzarelle e il vino furono come da tradizione in abbondanza, così come le risate. Lasciato il giornale si è poi dedicato a saggi e romanzi, non poteva stare senza scrivere. E ogni tanto faceva attività con gli studenti della sua Aversa, ai quali insegnava il giornalismo. Un maestro, fino alla fine.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Addio Vito, maestro di un giornalismo che non c'è più

NapoliToday è in caricamento