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Murale Ugo Russo, il papà: "Nessuna opposizione se il comune vorrà rimuoverlo. Ha preso il posto del nostro dolore"

Il padre del 15enne, a quasi un anno di distanza dall'uccisione del figlio, chiede ancora verità e giustizia

A quasi un anno dalla sua uccisione, i parenti di Ugo Russo lanciano un nuovo appello in cerca di giustizia. Lo fanno in attesa del sit-in di sabato, organizzato anche per dire “no” alla cancellazione del murale dedicato al 15enne, ucciso da un carabiniere durante un tentativo di rapina. "Mio figlio ha sbagliato. Vogliamo solo sapere se doveva essere ammazato in quel modo. Dopo un anno siamo ancora qui a dire le stesse cose", ha detto il papà del 15enne Vincenzo.

"Non facciamo nessuna opposizione"

"Se il murale fosse stato un inno alla malavita non l'avremmo fatto scrivendo 'verità e giustizia'. Quel murale ha fatto passare mio figlio in secondo piano. Il murale è fatto per gridare il nostro dolore e per i ragazzi di Napoli. Se il Comune deciderà di rimuovere il murale noi non facciamo nessuna opposizione", ha continuato

Poi, sulla rimozione del murale dedicato a Caiafa: "Cosa devo pensare? E' una violenza sociale. Hanno fatto questa cosa alle 7 del mattino, senza avvisare nessuno, neanche la famiglia. Non diamo un altro dolore a questi ragazzi. Però vedo che più siamo schiacciati e più ci vogliono schiacciare".

striscione ugo russo-2

Ucciso durante una tentata rapina

Ugo Russo, 15 anni, venne ucciso da un carabiniere, la notte del 1 marzo, durante un tentativo di rapina. Secondo le ricostruzioni fornite dalle forze dell’ordine, il militare – che era in macchina con la fidanzata - ha sparato dopo essersi qualificato, dopo aver visto la pistola puntata alla sua testa. Russo non era solo, ma insieme a un 17enne che sostiene, invece, che il militare abbia sparato senza qualificarsi, fingendo di dargli l’orologio. 

Dopo l’uccisione di Russo si scatenatò la rabbia di un gruppo di persone che si riversò nel Pronto Soccorso dell'ospedale Pellegrini di Napoli, sfasciando tutto quello che capitava a tiro: arredi, macchinari e apparecchiature informatiche. Per quella vicenda le indagini hanno accertato che i partecipanti al raid erano parenti e conoscenti di Ugo Russo, poi finiti alla sbarra con l'accusa di devastazione: per loro vennero chieste pene dai 5 ai 9 anni.

Inoltre, nella stessa notte, due giovani misero in atto una stesa contro la Caserma Pastrengo dei Carabinieri. I due si consegnarono agli stessi Carabinieri e sono stati accusati di detenzione di armi da fuoco, violenza privata e danneggiamento, con l'aggravante del metodo mafioso.

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