Fase 2, bus turistici fermi: "Stato e Regione ci lasciano morire"
Le ditte che si occupano di trasporto dei visitatori e di servizio scuolabus non sono state coinvolte dalla fase 2. Un imprenditore: "Posso resistere sol un paio di mesi"
C'è chi, pur in piena Fase 2, si sente ancora in piena emergenza Covid. Sono i titolari delle tante attività ancora non ammesse alla riapertura. Tra queste, quelle che operano nei settori del trasporto turistico e del servizio scuola bus.
Giovanni Auriemma è il figlio della titolare di una piccola azienda di Sant'Anastasia, la Del Giudice, che dalla fine degli anni '70 si occupa del trasporto di gruppi di visitatori sul territorio regionale, nazionale e all'estero. Parallelamente, è vincitore di appalto con i Comuni della zona per il trasferimento degli alunni. "Entrambe le attività sono ferme del 4 marzo. Ormai, le batterie dei miei mezzi sono inutilizzabili".
Al momento, non esiste una data indicata per la ripresa: "Non possiamo ancora effettuare spostamenti fuori dalla Campania. - sostiene Auriemma - Ma se anche dal 3 potremo spostarci, chi è correrà i rischi di contagio in un periodo così delicato. Come se non bastasse, con le attuali disposizioni in un bus da 54 posti potrei accogliere solo 20 passeggeri, ma i costi di gestione sarebbero sempre gli stessi. Anche per quanto concerne la ripartenza della scuola a settembre il problema è lo stesso. Se oggi sono necessari otto bus, alla ripresa ce ne vorranno sedici. Il problema è che i Comuni non hanno i soldi per pagarci".
Secondo il decreto Cura Italia di metà marzo, i Comuni dovranno pagare alle ditte che effettuano trasporto scolastico l'importo per l'intero anno scolastico. Ma tra ciò che è scritto su carta e la realtà la differenza è abissale: "Il Comune di Sant'Anastasia - afferma Auriemma - non ha in cassa le risorse per pagare la mia azienda. Ci dicono che dovranno aspettare un aiuto dell'Unione Europea. Ma in queste condizioni, io posso resistere solo un paio di mesi e i miei lavoratori sono tutti a rischio. Fino a oggi non hanno avuto nemmeno la cassa integrazione".
I problemi con gli enti pubblici non finiscono qui. "Un anno fa - racconta Giovanni Auriemma - abbiamo partecipato come fornitori di servizi alle Universiadi. La Regione Campania ancora non ha versato tutto l'importo dovuto, oltre alle restituzione del 60 per cento dell'iva. Parliamo di cifre considerevoli, che ci darebbero un po' di ossigeno. Le istituzioni dovrebbero aiutarci e, invece, ci stanno facendo fallire".