I retroscena del narcotraffico internazionale gestito dalle cosche
Smantellata una pericolosa organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di cocaina, arrestati 16 affiliati a camorra e 'ndrangheta, sequestrati 700 kg. Cocaina e beni mobili e immobili per 80 milioni
Uno dei maggiori sequestri di droga mai realizzati in Italia, ben 700 chilogrammi di cocaina purissima al 93%, per un valore all'ingrosso sui mercati europei, di circa 120 milioni di euro. Un'organizzazione criminale di altissimo livello, in cui era stata sancita una vera e propria "alleanza" strategica e finanziaria tra uno dei più importanti ed agguerriti sodalizi 'ndranghetistici della locride, i "Barbaro" di Platì, ed esponenti del clan camorristico dei "La Torre" attivo nel casertano. Una rete di narcotrafficanti internazionali in grado di movimentare ingenti quantitativi di sostanza stupefacente dal continente sudamericano (Colombia e Venezuela) verso il territorio italiano, passando per l'Africa ed i Paesi del Nord Europa.
Sono questi i "numeri" principali dell'operazione denominata "Tamanaco" portata a termine questa notte attraverso l'esecuzione di 16 ordinanze di custodia cautelare in carcere e il sequestro preventivo di beni per oltre 80 milioni di euro. Contestualmente, la Polizia di Amsterdam ha eseguito 5 mandati di arresto europeo, nei confronti di altrettanti trafficanti olandesi affiliati all'organizzazione.
Le indagini, avviate agli inizi del 2005 hanno individuato subito una prima importazione di sostanza stupefacente dal Sud America che l'organizzazione stava pianificando con il fornitore sudamericano Vittorio Belgiovane, un noto broker di origini italiane ma residente stabilmente in Venezuela, referente di un'organizzazione colombiana di narcotrafficanti. La regia italiana dell'operazione era in mano a Giuseppe Barbaro, elemento di spicco dell'omonima cosca di Platì, all'epoca latitante per altri fatti e, successivamente, arrestato.
Quest'ultimo operava in stretta sinergia con altri malavitosi calabresi e, soprattutto, con alcuni esponenti della criminalità organizzata campana e laziale, fra cui Giovanni Sciacca, Emilio Boccolato e Antonio Rea.
In tale ambito, l'attenzione degli investigatori si concentrava sulla figura di Antonio Rea, insospettabile ma che, in realtà, costituiva l'elemento di collegamento tra l'intera organizzazione radicata in Italia e il fornitore sudamericano Vittorio Belgiovane, di cui era l'esclusivo referente e portavoce.
Proprio un viaggio di quest'ultimo in territorio italiano nell'agosto del 2005, prontamente monitorato dai militari del GICO di Catanzaro, rafforzava l'ipotesi investigativa secondo cui l'organizzazione era in procinto di concretizzare l'acquisto di una consistente partita di droga.
Il venezuelano, infatti, era giunto da Caracas a Roma Fiumicino per pianificare gli ultimi dettagli dell'importazione che, secondo quanto emergeva dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, sarebbe dovuta avvenire con la spedizione, via mare, di un container contenente ufficialmente pelli bovine essiccate quale carico di copertura della sostanza stupefacente occultata all'interno.
Grazie ad una minuziosa attività investigativa condotta nei giorni immediatamente successivi all'incontro, si riusciva a risalire al porto venezuelano da cui sarebbe partita la nave (La Guaira), al nome di quest'ultima ("Cala Palma" della Costa Container Lines S.p.a.), al porto di destinazione (Livorno) e, perfino, ai dati identificativi del container su cui viaggiava lo stupefacente.
Il 14 settembre del 2005, dopo una breve sosta di cabotaggio nel porto di Vado Ligure (SV), la nave giungeva nel porto toscano e, all'apertura del container i militari del GOA di Catanzaro e quelli della Compagnia di Livorno individuavano, occultati sotto un carico di copertura costituito da pelli bovine essiccate, circa 700 chilogrammi di cocaina purissima, uno dei maggiori sequestri realizzati in Italia negli ultimi anni.