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Quarant'anni dopo, a Forcella il terremoto non è ancora finito

Diversi palazzi sono pericolanti dal 1980 e sono sorretti dalle impalcature dell'epoca ormai arrugginite e consumate. "Il Comune è a conoscenza della situazione, aspetta una tragedia per intervenire?"

Per coloro che nel 1980 erano troppo piccoli per ricordare oppure non erano ancora nati, una passeggiata nel quartiere Forcella di Napoli può rappresentare un viaggio nel tempo. Qui, il terremoto del 1980 non è mai passato. Quarant'anni dopo, ci sono ancora palazzi pericolanti. A reggerli, se così si può dire, i tubi della Innocenti. Si tratta di impalcature dell'epoca, ormai arrugginite e usurate. In alcuni punti non toccano più neanche terra, tanto da far sorgere il dubbio che siano i palazzi a reggere i tubi e non viceversa. 

In vico Tarallari e in vico Croce sant'Agostino alla Zecca il tempo si è fermato. In questi edifici fatiscenti vivono ancora diverse famiglie. Molte persone risiedevano qui il 23 novembre del 1980. E se si prova a chiedere loro che cosa sia cambiato in quarant'anni, la risposta è sempre la stessa: "Niente". Cittadini, associazioni, consiglieri di quartiere hanno provato a porre la questione ma dall'inizio degli Anni '90 a oggi le istituzioni non hanno dato alcuna risposta. Eppure, ci sono anche edifici di proprietà comunale e diversi appartamenti di proprietà della Curia di Napoli: anch'essi abbandonati". 

C'è chi assicura che se non è ancora accaduta una tragedia bisogna ringraziare solo il caso: "E' capitato che siano caduti tubi staccati dalle impalcature. Se in quei momenti fosse passato qualcuno non si sarebbe salvato" afferma Francesco Chirico, presidente della II Municipalità. Giuseppe Aufiero, consigliere municipale e residente, è convinto che questi palazzi potrebbero crollare prima o poi, compiendo una strage: "Soprattutto quello di proprietà del Comune - afferma - per il quale furono stanziati 120 milioni di lire che non sappiamo che fine abbiano fatto". 

I cittadini sono esasperati: "Quando c'è maltempo - racconta una donna - sento i crolli all'interno dell'edificio accanto, abbandonato dal giorno del terremoto. Cadono i solai, i cornicioni. E io prego che che le mura che non crollino su di noi". Le impalcature sono così fitte, come i rami di un bosco, che anche per eventuali soccorsi, 118 o vigili del fuoco, sarebbe impossibile raggiungere le abitazioni: "Mio marito è allettato da 10 anni - spiega Giulia - Quando avrà bisogno di soccorsi che cosa succederà? Lo metteranno in un sacco e lo porteranno a mano?". 

Anche i due mandati dell'amministrazione de Magistris non sono serviti perché si muovesse qualcosa: "Eppure ho informato il sindaco più volte - afferma Aufiero - Ha mandato un tecnico che si è fatto raccontare tutto e di cui non ho più avuto notizia. Non è possibile che nel 2020 si lascino queste persone in queste condizioni". Pensare, però, che la situazione resterà quella attuale per molti anni ancora non è irrealistico: "Non esistono progetti del Comune per questa parte di città - conclude Francesco Chirico - Inutile incolpare il terremoto. Se dopo 40 anni queste impalcature sono qui è solo per l'incuria delle istituzioni". 

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