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Suicidio sospetto in carcere, l'avvocato: "Una tesi senza logica"

Diego Cinque è morto il 16 ottobre 2018 a Poggioreale. Il medico della famiglia ha smentito le conclusione del medico legale. Il gip ha chiesto un supplemento di indagini che scadrà a dicembre

Entro Natale una luce potrebbe squarciare il buio che avvolge la morte di Diego Cinque, il 29enne trovato impiccato nel bagno della sua cella del carcere di Poggioreale. Era il 16 ottobre 2018 e il caso fu classificato, con il placet del medico legale, come suicidio. Di questo caso vi abbiamo raccontato già il 20 settembre scorso. La tesi del suicidio non ha convinto il fratello Cristian e il resto della famiglia Cinque. 

Per questo motivo, è stato nominato un medico di parte il quale avrebbe riscontrato nella morte di Diego, dietro le sbarre per rapina, diverse anomalie. Dai segni sul collo non compatibili con l’impiccagione, all’assenza delle lividure tipiche in casi simili, fino ad arrivare a segni che farebbero pensare una presa alle spalle. Come se non bastasse, i liquidi del corpo invece di essere depositati nelle zone pendenti, sono stati trovati sul dorso, come se fosse stato messo su posizione supina.

A questi elementi, si aggiunge che il giovane, circa 100 chili di peso, si sarebbe impiccato solo con un laccio di scarpe, per giunta mai ritrovato. Dettagli che hanno portato il medico di parte a concludere che “non si può escludere l’intervento di terzi”. In altre parole, non si può eslucedere l'ipotesi di omicidio. 

In occasione del primo servizio, il Garante dei Detenuti della Campania, Samuele Ciambirello ci aveva informato dell’esistenza di un’indagine in corso. L’avvocato della famiglia Cinque, Fabio Greco, spiega: "Non ci ha mai convinto la tesi del suicidio. È senza logica. Ed evidentemente molte cose non tornano neanche al Gip che ha rigettato la richiesta di archiviazione da parte del pm e predisposto un supplemento di indagini".

Proroga che dovrebbe scadere proprio nel mese di dicembre, a ridosso delle festività natalizie. Ciò vuole dire che tra la fine di qust'anno e l'inizio del 2020 si saprà se il caso sarà archiviato o se si andrà a processo. Ma qualora si verificasse questa seconda ipotesi dovrebbe partire parallelamente un'altra inchiesta per capire chi sarebbe stato a uccidere Diego, perché lo avrebbe fatto e in che modo tutto sarebbe accaduto senza che il personale di guardia si accorgesse di qualcosa. 

D'altronde è stato proprio il segretario del Sindacato di polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo, citando il caso di Diego Cinque, a definire il carcere di Poggioreale "una zona franca".   

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