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Carceri, l'anno nero dei suicidi: "In cella la morte ti perseguita"

Soltanto nei penitenziari napoletani sono otto i detenuti che si sono tolti la vita. ll garante Pietro Ioia: "Sono chiusi nelle celle, senza far nulla, circondati dal degrado"

"Non puoi prevedere quando un detenuto si toglierà la vita. Magari ci hai parlato poche ore prima e ti sembrava stare bene, poi chiuso nella sua cella può scattare quela molla". Solo nel 2021, nelle carceri di Napoli, otto detenuti si sono tolti la vita in cella e Pietro Ioia, Garante dei detenuti della Campania, prova a descrivere lo stato di disperazione in cui si trova chi varca la soglia di un penitenziario. 

"Luoghi come Poggioreale non hanno nulla di umano. Le persone vengono solo rinchiuse in celle affollte. Non ci sono programmi di rieducazione, i detenuti non fano nulla tutto il giorno. Vengono lasciati alla loro solitudine, ai loro pensieri, ai soprusi che i più deboli subiscono dai più forti. Molti di loro pensano '...ma chi me lo fa fare'. E' una tragedia senza fine". 

L'ultimo suicidio si è verifcato a Secondigliano, a fine ottobre. Non c'erano segnali che potessero preannunciare un tale gesto. "Ero stato a colloquio con lui pochi giorni prima - racconta Ioia - e non avrei mai pensato che potesse fare un gesto del genere. Ma non potrebbe prevederlo neanche il più grande psicologo del mondo. La verità è che in cella la morte ti perseguita. Vieni a sapere che un detenuto dello stesso piano si è tolto la vita, che quello del piano di sopra è stato salvato dai compagni o dalla polizia penitenziaria. Diventa un tarlo che ti divora durante intere giornate di ozio".

L'Italia è tra i paesi europei messi peggio per vivibilità delle case circondariali. Periodicamente l'Ue multa il nostro Paese per questo motivo. Napoli è tra le città italiane messe peggio: il penitenziario di Poggioreale, che potrebbe 'ospitare' 1.600 detenuti, ne conta oltre 2mila. 

A governare la vita del carcere è la miseria. Anche in questi luoghi c'è una scala sociale e c'è chi sta in fondo e non può permettersi nulla. "Quando parlo con loro mi resta dentro la sofferenza di coloro che non hanno nulla, di chi raccoglie i mozziconi di sigaretta da terra, di chi viene lasciato dalla moglie mentre è ancora dentro, di chi non ha nessuno che lo venga a trovare. Penso che lo Stato non dovrebbe lasciare le persone a marcire, dovrebbe dargli una possibilità di rieducazione, magari attraverso lavori utili. Penso che non dovrebbero essere lasciati chiusi nelle celle, insieme alla loro disperazione". 

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