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Cronaca Marano di napoli

Piazza di spaccio davanti la chiesa: arriva lo sconto di pena per gli imputati

La decisione del giudice

Spaccio di droga davanti alla chiesa e nell’enoteca: arriva lo sconto in appello dopo che in primo grado erano stati condannati, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti e vari episodi di spaccio, dal GIP del Tribunale di Napoli Rosa Maria De Lellis.

Si è celebrata l’ultima udienza innanzi alla corte di appello di Napoli, sesta sezione penale, presieduta dalla Dottoressa Antonia Gallo, che ha emesso la seguente sentenza: A. M. anni 10, con riconoscimento della continuazione con una ulteriore condanna (primo grado:10 anni) C. E. anni 5 mesi 3 di reclusione (primo grado 6 anni mesi 11) D.M.L. anni 5 mesi 4 con riconoscimento della continuazione con precedente condanna (primo grado 7 anni) N.A. anni 5 mesi 4 (primo grado 6 anni mesi 9) C.M. conferma della sentenza (primo grado 6 anni mesi).

Nel collegio difensivo gli avvocati: Antonio Cavallo, Domenico Dello Iacono, Mauro Valentino, Carlo Carandente Giarrusso, Gaetano Musella, Luigi Poziello.

Spaccio anche davanti la chiesa

All'epoca dei fatti - avvenuti a Marano - gli imputati sono stati ritenuti indiziati dell’accusa di associazione finalizzata al traffico illecito, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti. L’indagine è stata basata sul monitoraggio continuo delle aree comprese tra Marano e Calvizzano. Secondo le forze dell’ordine, sarebbe stata posta luce su un’organizzazione ben costituita.

Tutto sarebbe stato realizzato attraverso due modalità che si sarebbero concretizzate con altrettanti canali: statico e dinamico. Il primo si sarebbe realizzato facendo riferimento a due punti ben precisi di fronte la Chiesa di San Ludovico D’Angiò e nell’enoteca gestita da uno degli indagati.

Si tratta in entrambi i casi di luoghi di ritrovo frequentati dalle giovani generazioni. Sono tanti, infatti, i ragazzi della zona, ma anche dei Comuni limitrofi, che si ritrovano per chiacchierare o bere qualcosa. Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, l’attività sarebbe avvenuta attraverso il supporto di presunti ‘aiutanti’.

Questi ultimi avrebbero avuto il compito di avvisare, lanciando l’allarme, nel caso in cui avessero notato la presenza delle forze dell’ordine. Questa, però, non sarebbe stata l’unica modalità. Altrettanta rilevanza, infatti, avrebbe avuto quella dinamica. L’attività sarebbe avvenuta attraverso appuntamenti presi utilizzando il telefono.

Sarebbe stata resa difficile e imprevedibile, in tal modo, l’individuazione del luogo dell’incontro. Il tutto sarebbe stato organizzato in modo da evitare occhi e orecchie indiscrete, oltre che le ‘visite’ delle forze dell’ordine. I carabinieri della compagnia di Marano, diretti dal maggiore Gabriele Lo Conte, hanno realizzato l’attività d’indagine attraverso soprattutto il monitoraggio costante del territorio.

Il lavoro dei militari dell’Arma è stato coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli.

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