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Cronaca Sant'anastasia

Sant'Anastasia, il sindaco: "Non fate figli nella zona rossa"

Esposito contro la legge regionale 21: "Confini ridicoli, proibiteci pure di fare i figli visto che non ci saranno più case a norma da abitare". E all'assessore al Bilancio neosposo, una scatola di preservativi

Torna all’attacco il sindaco di Sant’Anastasia, Carmine Esposito, contro le legge regionale 21 che definisce vincoli e confini per la cosiddetta ‘zona rossa’ (quella ad alto rischio vulcanico da evacuare in caso di eruzione), della quale entrano a far parte 18 comuni (circa 500mila abitanti).

Questa volta il primo cittadino lo fa con una provocazione: “Si impedisca alle giovani coppie che vivono nella zona rossa di fare figli. Ieri ho regalato per le sue nozze, all'assessore al Bilancio, una scatola di preservativi: è l'unico modo per far andare via la popolazione dall'area a rischio Vesuvio".

"Siamo diventati la barzelletta d'Italia - ha proseguito la fascia tricolore - Sant'Anastasia è zona rossa, quindi se erutta il Vesuvio dovremo morire tutti. Pochi metri più in là, con un'isola che di fatto ricade anche nel nostro territorio, Pomigliano d'Arco è zona gialla, quindi lapilli, cenere, lava, scosse sismiche la risparmieranno. Ed allora facciamo la nuova legge, ed impediamo ai nostri giovani di fare figli, perché se vogliono restare, non avranno una casa a norma da abitare"

Una provocazione, come abbiamo detto, per ribadire che i troppi vincoli, i confini imposti, e la morsa delle restrizioni urbanistiche non permette alle cittadine vesuviane di svilupparsi anche in funzione di un’edilizia più sicura: "Così com'é – insiste il sindaco - questa legge impedisce di abbattere abitazioni fatiscenti per costruirne nuove a norma antisismica. I divieti sono tanti, e bloccano l'economia dei paesi della zona rossa, quella ad alto rischio vulcanico: eppure l'area è anche sismica ed a rischio idrogeologico. Quindi dovremmo prevenire i disastri con leggi che costringano gli abitanti a mettere a norma le proprie residenze. Magari incentivando gli stessi residenti, dando loro la possibilità di incrementare di poco la volumetria, in modo che chi vuole può restare nella zona a rischio, ma in case sicure".

Esposito non fa sconti nemmeno alla passate amministrazioni comunali, sostenendo che parte della colpa grava su di loro che "hanno subito in silenzio" la legge 21. E sulla questione dei confini, che ritiene ‘ridicoli’, avanza l’ipotesi di un ‘interesse personale’ che avrebbe mosso i fili nel proteggere alcuni territori: "Noi vogliamo che la legge sia applicata - afferma - ci siano finanziate le infrastrutture, come le vie di fuga, la messa in sicurezza degli edifici ed il decentramento degli uffici. E poi vanno ridiscussi i confini della zona rossa che così com'é, è di fatto ridicola. Secondo il mio parere, potrebbe esserci stato un abuso per interesse personale da parte di chi ha configurato i perimetri in questa maniera: forse l'interesse a 'proteggere' alcuni suoli a scapito di altri. Noi abbiamo posto il problema, forse potremo fallire, ma nessuno ci ridurrà al silenzio assordante degli ultimi anni. La legge sta facendo morire il nostro paese".

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