Sequestrato il lago Averno: proprietà dei casalesi
Gli agenti della Dia hanno sequestratoil lago Averno in esecuzione di un decreto della Dda: appartiene a Gennaro Cardillo, in carcere con l'accusa di essere organico al gruppo criminale
Ieri, in un'operazione anticamorra della Dia Di Napoli contro i casalesi, è stato sottoposto a sequestro preventivo anche il lago di Averno, uno specchio d'acqua della zona flegrea, ricco di importanti siti storici. Il lago leggendario, cantato da Virgilio e Omero, ancora oggi rinnova suggestivi ricordi narrati dall'epopea virgiliana e dantesca, del mito dell'entrata agli Inferi e della tradizione della Sibilla. Il Lago d'Averno è un lago vulcanico che nel 1750 fu donato dai Borboni ad una nobile famiglia napoletana con un lascito regio, poi tramandato agli eredi che l'hanno venduto nel 1991 alla società Country Club srl della famiglia Cardillo.
Gli agenti della Dia lo hanno sequestrato sabato mattina in esecuzione di un decreto della Dda: appartiene a Gennaro Cardillo, in carcere con l'accusa di essere organico al gruppo criminale egemone nella provincia di Caserta, molto legato al killer Giuseppe Setola. Cardillo è amministratore e socio unico della Country Club, la società che nel 1991 acquistò il lago per due miliardi di lire dalla famiglia Pollio: l'acquisto, è scritto nell'atto notarile, riguarda "un intero terreno invaso di acque denominato lago d'Averno, dalla superficie complessiva di circa ettari 55, are 77 e centiare 80... Sono comunque comprese nella vendita le due piattaforme di legno insistenti sulle acque del lago e prospicienti una il locale ristorante e l'altra il locale ufficio".
Lo scenario che si offre agli ospiti dell'agriturismo è in effetti magnifico: tutt'intorno si ergono colline verdissime, davanti c'è lo specchio d'acqua del lago, che un tempo era la bocca di uno dei tanti vulcani della zona flegrea. Ancora ai tempi della colonizzazione greca della Campania, dal lago salivano getti di vapore sulfureo: per questo Omero immaginò che l'Averno fosse l'ingresso all'Ade, il luogo dove finiscono le anime dei defunti. Nell'Odissea, Ulisse vi scende per interrogare sul suo futuro l'indovino Tiresia; nell'Eneide, invece, è Enea che va a incontrare l'ombra del padre Anchise. Durante la latitanza, dunque, Giuseppe Setola, il killer che volle, tra l'altro, la strage degli immigrati di Castelvolturno, non trovò rifugio solo nell'appartamento di via Manzoni, nel quartiere napoletano di Posillipo, ma anche in questo luogo ricco di storia e riferimenti mitologici. Nell'agriturismo, del resto, il suo gruppo si riuniva da tempo e spesso si fermava a mangiare. Nei mesi scorsi la Dia aveva sequestrato a un altro fedelissimo del killer un ristorante in piazza dei Martiri, salotto buono della città.