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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Tutela del “Made in Italy”: sequestrati oltre 116.000 capi

La guardia di Finanza ha sequestrato oltre 116.000 capi contraffatti. L'operazione era volta alla salvaguardia del Made in Italy. I capi, tutti falsi, erano etichettati come prodotti italiani. Denunciati due imprenditori cinesi

Sequestrati 116.000 capi di abbigliamento contraffatti, i 3 depositi dove erano custoditi e denunciati 2 commercianti di nazionalità cinese, questo il bilancio di un'operazione della Guardia di Finanza napoletana volta a salvaguardare il Made in Italty.

Questa operazione è stata il primo intervento operato in Campania in applicazione del D.L. nr. 135/2009, in vigore dal 10 Novembre 2009. Tale decreto, che ha introdotto misure di tutela all’economia nazionale, recependo gli orientamenti della legislazione europea sull’origine dei beni al consumo, prevede l’applicazione di sanzioni in materia di fallaci indicazioni d’origine scaturite dall’introduzione e commercializzazione nel territorio nazionale di merci non originarie dell’Italia, ma che rechino, anche genericamente, marchi di aziende italiane senza indicazione specifica del luogo di fabbricazione o produzione, o altra indicazione sufficiente ad evitare qualsiasi errore sulla loro effettiva origine estera.

Sono stati rinvenuti 116.530 capi di abbigliamento ed accessori, per un valore stimato di oltre un milione di euro, di simulata origine nazionale e recanti etichette con la dicitura “Made in Italy” e marchi di fantasia, senza indicazione dell’effettiva origine o del produttore.

Non è stato possibile individuare il il produttore, ovvero il canale di approvvigionamento della merce, circostanza rilevante per stabilirne l’effettiva provenienza. Molte confezioni, inoltre, nonostante avessero etichette con scritto “Made in Italy”, recavano impresse, sugli imballaggi, iscrizioni in lingua cinese. Da qui la constatazione che la merce rinvenuta nei depositi costituisce materiale di provenienza extra nazionale e falsamente dichiarata di fabbricazione italiana.

I due imprenditori orientali sono stati denunciati per aver introdotto a fini di commercio nel territorio dello Stato manufatti con marchi o segni distintivi nazionali tali da indurre in inganno il compratore circa l’origine, la provenienza o la qualità del prodotto, reato punito dall’art. 517 c.p. e dall’art. 16, commi 1 e 4, del D.L. 135/2009, di recente entrato in vigore.
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