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Cronaca

Clan Di Lauro: scoperti i quaderni dei conti grazie a un pentito

Scoperti i conti del clan Di Lauro con la soffiata di un pentito. Stipendio al figlio del boss di 16000 €. Elencate meticolosamente le entrate e le uscite del clan. Impressionanti i guadagni con la droga

Dalla contabilità sequestrata il 19 giugno scorso dai carabinieri in casa di un incensurato, sulla quale sono ora al lavoro i pm Luigi Alberto Cannavale e Stefania Castaldi, che indagano sulle attività dei Di Lauro, si sono scoperti i guadagni del clan camorristico.

Nel mese di maggio il clan ha guadagnato, solo per lo spaccio di droga nelle "piazze" di Secondigliano, 870.795 euro. Ben 16.000 sono stati "girati" a uno dei figli del boss, Antonio, appena diciottenne.

Elencate in maniera meticolosa le entrate, in totale 2.685.475 euro, e le uscite, 1.814.680 euro: l'utile è, appunto, 870.795 euro. Queste le spese: settimane defunti (il denaro dato ai familiari delle vittime di agguati); settimane appoggi (quello per pagare i posti dove viene "parcheggiata" la droga); fornitori. Ci sono poi le sigle da F1 a F8: secondo gli investigatori, sono i figli di Paolo Di Lauro, soprannominato Ciruzzo 'o milionario, a ciascuno dei quali viene corrisposto uno ''stipendio". Il boss ne aveva undici, tutti maschi: uno morì in un incidente stradale; tre (Cosimo, Vincenzo e Ciro) sono detenuti; un altro, Marco, è latitante.
Non è ancora chiaro chi riceva ogni mese i soldi ricavati dallo spaccio; di sicuro F8 è stato identificato in Antonio, uno dei più piccoli, che a maggio ha incassato 16.000 euro in contanti. Ora si conoscono anche le altre spese del clan: ci sono quelle per il fabbro, quelle per il falegname ("pannelli", forse per nascondere la droga), quelle per i gelati. E quelle per corrompere le forze dell'ordine: a maggio, 4.000 euro.
I quaderni di computisteria con i segreti del clan sono stati trovati nel Rione dei Fiori, in casa di Angelo Zimbetti, 35 anni. La dritta, gli investigatori l'avevano ricevuta dal pentito Carlo Capasso che ha reso possibile l'individuazione dei mandanti (Cosimo e Marco Di Lauro) e di uno dei killer (Mario Buono) di Attilio Romanò, massacrato per errore in un negozio di telefonia nel gennaio del 2005.

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