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Venerdì, 19 Aprile 2024
La relazione / Torre annunziata

Ecco perché è stato sciolto per mafia il consiglio comunale di Torre Annunziata

La relazione del ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese. Dai condizionamenti di personaggi vicini all'amministrazione e al clan Gionta agli appalti a ditte in odore di camorra

Con la relazione del ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, si conoscono i motivi dello scioglimento per condizionamenti mafiosi del consiglio comunale di Torre Annunziata. Il ministro, prendendo in analisi la relazione della prefettura di Napoli, ha evidenziato tutti i motivi per i quali si ritiene che ci siano stati dei condizionamenti della camorra sull'attività amministrativa. Alla base viene riconosciuta la “sostanziale debolezza politico-amministrativa delle amministrazioni comunali succedutesi nel tempo, compresa l'ultima uscente, dimostratesi incapaci di contrastare gli interessi ed evitare i condizionamenti della criminalità organizzata. Una colpa che il ministro si adopera a ricostruire partendo da argomenti di carattere generale per poi entrare nello specifico. Ha ricordato che già nel 2013 venne disposta un'ispezione che non decise lo scioglimento ma impose delle prescrizioni. Un primo dato inquietante è dato dal fatto che all'interno dell'amministrazione sedessero elementi con parentele o frequentazioni con elementi della criminalità organizzata o con persone denunciate per vari reati.

Rifacendosi sempre a un episodio risalente alla scorsa legislatura, la relazione ricorda che il sindaco Vincenzo Ascione, all'epoca dei fatti assessore, per due volte, non si era presentato a testimoniare nel corso di un procedimento disciplinare ai danni di un dipendente comunale con rapporti di parentela con elementi della criminalità locale. Ascione assistette a un'aggressione da parte di questo dipendente nei confronti di un collega ma non testimoniando contro di lui, pregiudicò la “possibilità di accertare le responsabilità dell'aggressore”. Secondo il ministro si tratterebbe di una “chiara manifestazione di soggezione della politica all'assoluta predominanza dei mafiosi locali”.

L'inchiesta sull'amministrazione per camorra 

La relazione poi si concentra sull'inchiesta che ha travolto l'amministrazione Ascione e le accuse per concorso esterno in associazione mafiosa. In particolare fa riferimento a colui che l'Antimafia ritiene l'elemento di congiunzione tra la politica cittadina e il clan Gionta: Salvatore Onda. Il ministro sottolinea come Onda avesse un ruolo importante nella vita politica cittadina e fosse “in grado di influenzare le nomine di assessori favorendo persone a lui gradite e di condizionare in maniera occulta e costante la gestione dell'amministrazione comunale di Torre Annunziata”. Secondo gli investigatori avrebbe svolto un ruolo di pressione anche sulla minoranza in consiglio comunale e in linea generale si sarebbe adoperato per fare da collante e tenere in piedi la giunta Ascione. Partecipava ai consigli comunali, debitamente avvertito e sollecitando altri consiglieri, e in alcune occasioni risultava anche assente a lavoro in quanto in malattia.

Onda è dipendente della società multiservizi “Prima Vera” anche se distaccato in consiglio regionale. La relazione sottolinea un episodio che dimostrerebbe il suo “peso” all'interno della vita cittadina. In occasione di un'aggressione subita dall'ex vicesindaco Luigi Ammendola, quest'ultimo “avvicinato da loschi individui non ha provveduto a richiedere l'intervento delle forze di polizia o comunque a denunciare il fatto, ma ha avvertito di quanto accaduto il menzionato dipendente, vicenda che attesta l'elevata considerazione e comunque l'influenza che il soggetto in questione, riconducibile alla criminalità organizzata, esercita sui componenti dell'amministrazione locale”.

Gli uffici amministrativi e le gare 

Oltre alle indagini per camorra sugli ex assessori sono state rilevate anche delle frequentazioni degli stessi con esponenti della criminalità locale. La relazione apre poi uno spaccato sull'azione amministrativa degli uffici comunali evidenziando una serie di criticità nella gestione degli appalti. Logicamente non sono mancati i riferimenti all'ex capo dell'ufficio tecnico Nunzio Ariano arrestato condannato per corruzione a sei anni di carcere, oltre che le accuse mosse nei confronti di Ammendola. Poi si sofferma sul fatto che il sindaco abbia ignorati i ripetuti inviti ad accelerare nella realizzazione dell'impianto di videosorveglianza tanto da far “presumere una precisa volontà di ritardare l'installazione di un valido ausilio alle forze di polizia il cui funzionamento avrebbe potuto fungere da deterrente di taluni gravi fatti di sangue verificatisi a Torre Annunziata. Inoltre viene indicato anche “che la predetta procedura di gara viene indicata nel decreto di perquisizione emesso dalla Direzione distrettuale antimafia il 7 febbraio 2022 evidenziando che su tale procedimento aveva manifestato interesse il sopracitato soggetto controindicato rivelatosi piuttosto influente sull'attività politico-amministrativa dell'ente locale” facendo riferimento sempre a Onda.

Gli appalti della “Prima Vera” e le ditte in odore di camorra

Il ministro si sofferma poi sulla “Prima Vera”, società in house del comune su cui aleggiano ombre inquietanti. Per prima cosa rileva che “la maggior parte dei dipendenti di tale società, molti dei quali assunti negli ultimi anni con contratti anche a tempo determinato, sono legati da vincoli di parentela o di frequentazione con esponenti appartenenti alla locale criminalità organizzata”. Ma è sul fronte degli appalti e degli affidamenti diretti che risultano le ombre più gravi. La relazione rileva per esempio come la “Prima Vera” si sia servita a vario titolo di alcune ditte per la fornitura o per il noleggio a freddo di automezzi che avevano problemi con la normativa antimafia.

In particolare nella ditta, impegnata per anni in lavori di lavaggio e manutenzione ordinaria e straordinaria di automezzi, risulta con un ruolo tecnico un omonimo di un consigliere comunale. Risulta invece che il fratello di questo consigliere, e di un altro consigliere comunale eletto, detenga la quasi totalità dell'azienda e ne sia amministratore unico. Nel 2012 la stessa azienda fu destinataria di un'informativa antimafia atipica, per potenziali condizionamenti di tipo mafioso, annullata perché ritenuta erronea poi dal Tar della Campania nello stesso anno. Rispetto, invece, al noleggio a freddo di 15 automezzi per l'igiene urbana, che vengono forniti da un'altra società dal 2015, la relazione fa notare come questa ditta sia stata colpita nel 2021 da un'interdittiva antimafia. Inoltre risulta un'altra grave anomalia rispetto a un'altra ditta che gestisce il servizio di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro in affidamento diretto a partire dal 2017 e ininterrottamente. Oltre a contravvenire alla regola della rotazione degli appalti, la ditta risulta amministrata e di proprietà di una persona con legami familiari con una nota famiglia camorristica.

Ombre anche su altri affidamenti diretti. Come quello che riguarda la pulizia degli arenili pubblici per due mesi affidato per due mesi a una ditta di cui non risulta la richiesta della certificazione antimafia e l'iscrizione alla “white list” della prefettura. L'amministratore della società aveva anche gravi precedenti penali ed è stato controllato insieme a un soggetto condannato all'ergastolo e appartenente a un clan locale. L'appalto più importante dove sono risultate delle anomalie riguarda una procedura di gara con il Mepa per la piantatura e incremento del verde cittadino. Valore totale, quasi 530mila euro. A seguito dell'assegnazione dell'appalto però la ditta vincitrice è risultata colpita da un'interdittiva antimafia datata 31 marzo 2020. Nonostante questo, la giunta Ascione ha deliberato un aumento della spesa, con una perizia di variante, per il lavoro di altri 33mila euro arrivando a un appalto totale di circa 560mila euro, il 22 luglio 2020. I lavori si sono conclusi il 31 luglio, dopo pochissimi giorni dalla variante ritenuta illegittima e l'11 agosto 2020 l'amministrazione ha anche liquidato per quasi 470mila la società.

Sotto la lente d'ingrandimento anche la concessione demaniale balneare a soggetti ritenuti “controindicati” e già segnalati nella procedura d'accesso del 2013. Concessione del valore di quasi un milione di euro. Inoltre il bene da anni risulta amministrato dai familiari di un esponente della criminalità organizzata ucciso in un agguato camorristico nel novembre 2006. La relazione si conclude con un fatto già segnalato da Napolitoday. Un appartamento confiscato risulta essere occupato da un soggetto con legami con i clan locali a dimostrazione della generale assenza amministrativa rispetto alla gestione dei 13 beni confiscati nelle mani del comune.

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