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Cronaca

Il saluto di Lepore: "Mai calato le braghe davanti all'ex premier Berlusconi"

Il Capo della Procura di Napoli, che tra pochi giorni andrà in pensione, sottolinea tutti i meriti e le qualità del pool da lui diretto, facendo una sorta di bilancio del suo mandato

Dopo sette anni, tra pochi giorni, il capo della Procura di Napoli Giovandomenico Lepore, lascerà il suo incarico per andare in pensione. Oggi per Lepore, dunque, è tempo di bilanci e di ricordi: "Vorrei restare ancora qui. Rifarei tutto quello che ho fatto".

E c'é una cosa che, spera, sia tutelata nelle stanze della Procura di Napoli, anche dopo il suo addio: l'unione tra tutti i magistrati. "Lo scopo principale non sono i risultati, ma mantenere coeso tutto il corpo dei magistrati", ricorda fermamente Lepore, come evidenziato dall'Ansa.

"La Procura di Napoli", ha detto Lepore in occasione del suo saluto, "se non è la prima è sicuramente tra le prime, anche se secondo me è la prima in Italia, per lavoro, professionalità, risultati raggiunti, latitanti catturati, numero di arrestati e soprattutto per le indagini condotte".

Ed è per tutto questo che ha più volte sottolineato che "il giorno in cui l'unità, che oggi c'é, verrà meno o sarà scalfita da tentativi di separazione che ci sono stati, la Procura non sarà più quella che è oggi".

C'é un'inchiesta, però, che tra tutte gli ha dato grande soddisfazione, quella che ha coinvolto anche l'ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

"L'inchiesta contro i politici è quella che, anche dal punto di vista dialettico, mi ha dato soddisfazione - ha spiegato Lepore - nei confronti dell'ex presidente del Consiglio si è affermato il principio che non poteva fare quello che poteva fare. Poi l'inchiesta è passata altrove, ma noi siamo stati fermi e non abbiamo calato le braghe".

Parla anche dei rifiuti, il capo della Procura, e di una emergenza "che non si è voluta risolvere". "Quando dissi questa cosa, qualche politico mi chiamò e con tono camorristico mi disse 'fatti i fatti tuoi' - ha raccontato - Poi ci siamo chiariti e siamo andati anche a cena. Quasi ridicolo chiamarla emergenza, visto da quanto tempo dura. E devo dire che non vedo una via di soluzione. Anche la stessa camorra è un alibi per tutti. Quel che penso è che senza il termovalorizzatore di Acerra, l'immondizia ce la saremmo mangiata".

 

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