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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Chiaia / Via Mergellina

Mergellina, chiude il ristorante 'Amico Bio': "Il Comune di Napoli fa acqua da tutte le parti”

Allagamenti e mancate concessioni: la delusione dell’imprenditore Bruno Zarzaca che decide di chiudere il noto ristorante “Amico Bio Mergellina” perché “la burocrazia fa più danni del Coronavirus”

“La burocrazia e l’incapacità amministrativa provocano molti più danni del Coronavirus”. Così l’imprenditore campano Bruno Zarzaca, fondatore del ben noto gruppo di ristorazione biologica “Amico Bio” annuncia la chiusura di uno dei suoi tre ristoranti in Campania, quello di Napoli a Mergellina aperto appena tre anni orsono per esportare anche sul lungomare partenopeo il grande successo della ristorazione BIO partito ormai quasi vent’anni fa con “Amico Bio - Sorriso Integrale” nel cuore del centro storico di Napoli a Piazza Bellini.

Da oggi a Mergellina serrande abbassate con una scritta inequivocabile che annuncia ai clienti la chiusura per ora ‘sine die’: “Amico Bio Mergellina chiude perché il Comune di Napoli fa acqua da tutte le parti”. Decisivi sonostati i danni causati dall’ennesimo allagamento dovuto alla pioggia di domenica scorsa. “A Napoli il Sindaco è molto impegnato nel filosofeggiare e nel twittare - spiega Zarzaca - ma poi manca nella cura dei servizi essenziali per i cittadini. Il mal funzionamento dei trasporti crea continuo disagio ai lavoratori, la mancata manutenzione stradale crea continui danni economici agli automobilisti e l’incapacità di risolvere il problema degli allagamenti alla prima pioggerellina autunnale crea continui disastri economici ai commercianti”.

Diecimila euro i danni quantificati per l’ultimo allagamento a Mergellina (che ha danneggiato il sistema elettronico gestionale del ristorante, alcuni frigoriferi e buona parte di tavoli e sedie in legno caratteristici dell’arredamento stile ‘bakery’ di Amico Bio). “La cosa che fa più rabbia - evidenzia Zarzaca - è che i danni da allagamento a Napoli, che non è certo una città con il clima dei paesi delle Dolomiti, sono il vero ‘pizzo’ che siamo costretti a pagare perché inevitabilmente almeno un paio di volte all’anno ci sono questi disastri che al nostro ristorante causano una ‘tassa’ aggiuntiva di 20mila euro annui”.

L'imprenditore denuncia anche una lunga attesa (di quattro mesi) per l'autorizzazione all'apertura all'esterno - che considera molto "penalizzante perché l’estate è ormai anche finita. A volte sembra che l’amministrazione comunale si accanisca con tutte le sue componenti proprio su quegli imprenditori che invece provano ad investire nella città”, racconta Zarzaca. "Sono venute meno le energie e abbiamo scelto la chiusura", spiegano dal ristorante: "L'ennesima attività napoletana sepolta dalla burocrazia". 

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