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Cronaca

Siccità, anche la Campania rischia: "Troppi sprechi"

L'ambientalista Roberto Braibanti lancia l'allarme per i prossimi anni: "La nostra regione è ricca d'acqua ma la stiamo sperperando e non potrà durare in eterno"

La Campania non ha vissuto la crisi idrica di molte regioni del Nord e anche del Lazio. Ciò non vuol dire che sia fuori pericolo. Anzi, sono molti gli ambientalisti che sostengono come la nostra regione potrà andare incontro a una grave crisi. Tra questi Roberto Braibanti, presidente dell'associazione Gea-Ets ed ex consigliere di Ato Napoli 1.

"La Campania - spiega l'esperto - non ha vissuto la crisi di altre regioni per due motivi: è molto ricca di acqua di falda e le perdite, pur attestandosi intorno al 40 per cento, sono nettamente inferiori rispetto ad altre aree del Paese. Ciò non vuol dire, però, che possiamo dormire sugli allori, anzi. Sul tema acqua oserei dire che la regione viaggia come un treno a ttuta velocità senza conoscere la destinazione. Sprechiamo troppa acqua, non ne facciamo un uso razionale e non siamo preparati al fatto che nel giro di 10 anni vivremo in un clima semi-desertico". 

Nel 2022, la richiesta di acqua potabile in provincia di Napoli, così come altrove, è cresciuta a dismisura a causa del grande caldo. Una situazione che mette il territorio sotto forte stress idrico: "Non è vero che non abbiamo un problema idrico - afferma Braibanti - semplicemente non abbiamo un problema di razionamento come altre regioni. A livello regionale usiamo malissimo l'acqua di falda: la usiamo anche per l'agricoltura, l'allevamento e l'industria. La cosa più grave è che non abbiamo la più pallida idea di quanta acqua ci sia nel sottosuolo, non c'è mai stato uno studio. Come se non bastasse, la Regione continua ad autorizzare nuovi scavi". 

Con questo trend, nel giro di pochi anni ciò che oggi è una ricchezza potrebbe tramutarsi in povertà. "Il razionamento dell'acqua - ammonisce l'ambientalista - dovrebbe partire dalla separazione delle acque bianche con quelle nere, cosa che nei nostri impianti fognari non avviene e non mi risulta che sia stata pianificata neanche con i lavori di ammodernamento che saranno finanziati con il Pnrr. Questo crea due criticità: in primis, l'acqua bianca affoga i collettori, dando vita a sversamenti inquinanti in acqua; in secondo luogo, invece di essere mischiata alla nera, potrebbe essere utilizzata per i campi, il bestiame e anche per produzioni industriali, così da non intaccare le riserve di acqua potabile". 

Sebbene i dati sulle perdite della rete siano più allarmanti in altre zone d'Italia, il 40 per cento di acqua persa per la vetustità della rete idrica resta troppo alto. Abc, l'azienda del Comune di Napoli che si occupa di servizio idrico, sembra essere esclusa dai fondi del Pnrr. Se ci dovesse essere confermato, bisognerà attendere ancora anni per ammodernare la rete. 

Nel frattempo, nelle scorse settimane, la Regione Campania ha presentato un piano idrico da 2,5 miliardi di euro. Di questi, però, Palazzo Santa Lucia ne ha messi solo circa 800mila e resta in attesa di trovare altre fonti di finanziamento. Il piano prevede l'individuazione di nuove sorgenti e la realizzazione, o il miglioramento, di invasi per la raccolta d'acqua: "Vorrei capire - conclude Braibanti - in che modo hanno pensato di incanalare l'acqua in questi invasi. Quello che manca in Campania è una visione. Se non interveniamo subito rischiamo di essere impreparati quando l'emergenza colpirà anche noi". 

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