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Cronaca

Morta per una trasfusione di sangue infetto, il Tar dà ragione agli eredi: maxi risarcimento

Con sentenza dell'8 luglio 2020, il Tar della Campania ha obbligato il Ministero della Salute al risarcimento di circa 700mila euro

Morta nel 2013, era stata sottoposta nel 1974 ad una trasfusione di sangue infetto presso il Loreto Mare. Quarantasei anni dopo, è fatta – per quanto possibile – giustizia: lo Stato dovrà pagare 695mila euro ai suoi eredi.
Così ha deciso, con sentenza dell'8 luglio 2020, il Tar della Campania, che ha obbligato il Ministero della Salute al risarcimento.

La donna era stata infatti emotrasfusa nel 1974 durante una degenza presso l’ospedale Loreto Mare per taglio cesareo. Soltanto nel 1999, a seguito di esami medici, era emersa la positività al virus HCV, successivamente evoluta in cirrosi fino al decesso nel 2013 per epatocarcinoma e insufficienza renale.

I suoi eredi hanno iniziato la loro battaglia legale nel 2014, conferendo l'incarico all’avvocato Maurizio Albachiara. Il Tribunale di Napoli, con sentenza del 3 aprile 2018, stabilì: "anche se la trasfusione venne effettuata nel 1974, quando ancora il virus dell’HCV non era conosciuto, il Ministero della Salute dev’essere considerato responsabile dell’accaduto".

Conseguentemente condannò il Ministero al pagamento dei danni, come confermato dal Tar. L'avvocato Maurizio Albachiara ha espresso "piena soddisfazione" per la vittoria.

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