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Cronaca

Giovani in strada fino a tarda notte, da Napoli arriva una soluzione alternativa

Riapertura e riorganizzazione delle discoteche, con tavoli distanziati, eliminazione delle piste da ballo e controlli: la proposta degli operatori partenopei del settore

Giovani in strada a ‘briglie sciolte’ fino a tarda notte, assembramenti, caos, traffico e molto altro ancora. Le immagini dell’ultimo fino settimana, da Nord a Sud passando per il Centro, hanno fatto il giro del Paese, facendo suonare più di un campanello d’allarme sul tema ‘movida’ nella cosiddetta ‘fase 2’, soprattutto in vista dei mesi estivi. La chiusura di bar e 'baretti' alle 23,00 non è bastata a frenare la voglia di evasione di giovani e giovanissimi, che si sono intrattenuti comunque in strada fino a notte inoltrata.

Da Napoli arriva una proposta alternativa per ovviare ad un problema che ha investito negli ultimi giorni gran parte dello ‘Stivale’, facendo confluire i giovani in luoghi controllati e dove vige il rispetto rigoroso delle normative anti-Covid previste, attraverso una riapertura e riorganizzazione delle discoteche, con tavoli distanziati ed eliminazione delle piste da ballo, seguendo le regole applicate alla ristorazione.

Ad illustrarla nel dettaglio a NapoliToday è il presidente del SILB Campania, l’Associazione Italiana imprese di intrattenimento, di ballo e di spettacolo, Vincenzo De Pompeis: “L’associazione che rappresento, il SILB, sindacato locali da ballo, raggruppa la quasi totalità delle discoteche e sale da ballo di Napoli e provincia con 50 associati. A livello nazionale l’associazione conta oltre 3000 aderenti, il fatturato annuale della provincia di Napoli supera i 30 milioni di euro, con circa 10 mila addetti rimasti senza lavoro, senza contare i musicisti e i dj che non risultano inquadrati perché lavorano con propria partita iva. La chiusura è stata decisa dai proprietari prima ancora che fosse imposta per decreto, in quanto non era possibile assicurare il distanziamento sociale di sicurezza. Questa problematica sarà poi quella che insieme ad altre attività ci costringerà a riaprire per ultimi. Le discoteche in maggioranza sono suddivise in invernali ed estive, entrambe le attività si svolgono tra i 6 e gli 8 mesi all’anno quindi la chiusura di 5/6 mesi sarà una vera tragedia economica in un momento già di per sé molto complicato. La soluzione, almeno momentanea, potrebbe essere quella di anticipare l’apertura, con la possibilità di effettuare la somministrazione di alimenti e bevande non come attività accessoria, ma in modo prevalente. In questo modo si riaprirebbe subito, rispettando tutte le procedure di sicurezza, quali controllo temperatura all’ingresso, camerieri e barman con mascherine, sala con tavoli distanziati ed eliminazione della pista da ballo. Queste sono misure, che insieme a quelle che normalmente abbiamo, presenza di security, uscite di sicurezza e videosorveglianza, garantirebbero il ritorno al lavoro di tanti addetti e la sicurezza dei giovani che, come dimostrato dagli episodi degli ultimi giorni, se lasciati scorrazzare per la città senza punti di ritrovo, sono in balìa di balordi e violenti. Una misura quella esposta, che ci darebbe peraltro un primo respiro, perché alla ripresa dell’attività prevediamo un calo tra il 40 e il 60% degli incassi e molte aziende difficilmente potranno sopravvivere se la situazione epidemiologica dovesse perdurare ancora a lungo. La richiesta di trasformare temporaneamente le attività è già stata inoltrata a Sindaco e Governatore e confidiamo in una risposta positiva a breve per ritornare a lavorare”. 

Sulla stessa lunghezza d’onda è anche Maurizio Capuano, socio proprietario di alcuni noti locali napoletani come The Square, Teatro TAM, Rotonda Belvedere e S’move: “Personalmente credo che il Governatore De Luca abbia svolto finora un ottimo lavoro, anche nell’applicazione delle ultime misure con il blocco della movida alle 23,00. Le intenzioni non sono sicuramente quelle di distruggere la categoria, ma di limitare quanto più possibile i grossi assembramenti, e io condivido in pieno l’obiettivo. Il problema, però, è che ci sono troppi bar con licenza di ristorazione, troppi ristoranti che vendono bevande, distributori automatici h24 e altro ancora. Siccome sappiamo che è impossibile bloccare i ristoranti e ‘derivati’ per le 23:00, altrimenti una regione come la nostra di ‘buone forchette’ non ripartirà mai, dobbiamo trovare un modo per togliere i ragazzi dalle strade di notte, dove non è possibile in alcun modo controllarli, sapendo per certo che a casa non ci restano, a meno che i genitori non li 'incatenino' ai letti. La soluzione, a mio parere, è quella di riaprire le discoteche all’aperto e i grandi spazi, seguendo però le stesse identiche regole applicate alla ristorazione, ovvero senza pista da ballo, neanche minima, con l’intero spazio occupato da tavoli (distanziati come da protocollo), prenotazione obbligatoria, numero chiuso, mascherina obbligatoria per accedere al tavolo o ai bagni, termoscanner all’ingresso, obbligo di download dell’app “Immuni” sullo smartphone e altro, tenendoli in ambienti quanto più controllati possibile fino a tarda notte. Concludo dicendo che noi gestori di locali potremmo essere di grande aiuto se ce ne verrà data la possibilità. Vado anche contro la mia categoria dicendo che trovo giusto che questa estate le discoteche (come ce le ricordiamo) debbano rimanere chiuse. Il virus va contenuto, ma i nostri spazi possono essere comunque ricondizionati per l’emergenza e il Governatore della Campania potrebbe utilizzare la nostra credibilità per veicolare le masse di giovani verso luoghi sicuri. I giovani ci ascoltano, conosciamo la loro lingua, li conosciamo personalmente, ci seguirebbero, e potremmo sì cambiare, per molti mesi ancora, le nostre abitudini, ma da un punto di vista completamente nuovo, che oggi, ai tempi del Covid-19, definirei ‘attuale’”.

Ormai da circa una settimana - afferma Giampaolo Mancinelli, organizzatore di eventi – stiamo assistendo da Nord a Sud a scene di ragazzi in strada fino a tarda notte, con bottiglie di superalcolici in ogni dove. Il mondo dei ‘grandi’ ha scoperto il termine ‘movida’, ma sta facendo un po’ di confusione su cosa sia e come affrontarlo. Ma andiamo con ordine. Nella notte tra sabato e domenica (23/24 maggio) il Lungomare di Napoli è stato completamente paralizzato fino alle 4 del mattino, nonostante la chiusura obbligata di bar e baretti alle ore 23. Il perché è molto semplice da spiegare: i ragazzi forse sono stati i più rispettosi delle norme durante il lockdown, ma ora che si è passati alla fase 2, dopo 2 mesi e mezzo di blocco, i giovani vogliono tornare a stare con gli amici in strada, socializzare, tornare a vivere. Complice anche l’aumento delle temperature e l’avvicinarsi dell’estate, migliaia di giovani stanno invadendo le strade, spesso in barba alle regole, non rispettando le distanze, né indossando mascherine. Basta curiosare su Instagram e mettere Napoli come luogo, per vedere storie di ragazzi con bottiglie di champagne, birre, vodka in ogni dove. Dalle scogliere a slarghi, fino ad arrivare a case private. L’obbligo di chiusura alle ore 23 per i baretti sicuramente non ha fermato e non fermerà i ragazzi dal rimanere in strada e dalla voglia di stare insieme, divertendosi. I locali notturni sono stati i primi a chiudere nel periodo pre-lockdown, anche prima delle disposizioni governative perché, al contrario di come molti possano vedere il mondo della notte, ci lavorano tanti professionisti che sanno bene come muoversi e come comunicare con i giovani. Cosa che risulta più difficile da fare, per differenza di età e di pensiero, a chi deve prendere decisioni ai piani alti. Ma la soluzione al ‘problema’ movida sicuramente non può arrivare da rigorose restrizioni di orari: basta scendere, infatti, di casa un po’ prima dell’orario di chiusura alla vendita di alcolici dei supermercati h24, darsi appuntamento in un posto appartato ed il gioco è fatto. Ovviamente senza mascherine, senza distanze e, in molti casi, bevendo dalla stessa bottiglia. Sembrerebbe, così, che non ci sia soluzione se non la repressione (che sembra chiaramente non funzionare). Ma le soluzioni ci sono, come ad esempio quella di riaprire le discoteche. Una frase che può far venire i brividi leggendola di primo acchito, ma che poi analizzando le modalità, si può comprendere come possa rappresentare la soluzione migliore. Io ho gestito locali notturni per tanti anni e chiaramente con l’esperienza maturata, stando a contatto con i giovani, so cosa vogliono e come si possano riaprire i locali in piena sicurezza. Le regole sono semplici: minor capienza per dare più spazio interpersonale, misurazione della temperatura all’ingresso, eliminazione della pista da ballo, più tavoli distanziati che vadano ad occupare quasi l’intera superficie e uso della mascherina, se distanti dal proprio tavolo. Ovviamente uso di bicchieri monouso per i drink, da poter bere solo sul proprio tavolo senza mascherina. In questo modo si garantirebbe il divertimento dei ragazzi in piena sicurezza, piuttosto che lasciarli allo sbando o peggio ancora farli organizzare in festini privati dove lì, davvero, si possono innescare delle ‘bombe virali’!”.

In Spagna, negli anni ’80 del Novecento, il clima sociale e culturale è tornato vivace dopo la fine del regime franchista, da qui deriva il termine ‘movida’ che si sta utilizzando in maniera completamente errata durante questa fase 2. La chiusura alle 23:00 è davvero la soluzione o la miccia che accenderà una bomba? – si domanda Christian Ciotola, Dj Producer e Socio Proprietario della MEC Academy - Ne abbiamo avuto prova sabato scorso: code chilometriche, traffico a non finire, incidenti. Tutto questo non fa altro che generare malumore nelle persone, non fa altro che creare nervosismo, senza contare il danno ambientale di tutti i veicoli che, invece di essere fermi a motore spento magari mentre siamo seduti ad un bar, sono accesi a sparare musica a tutto volume e sonore suonate di clacson fino a tarda notte! Purtroppo siamo usciti ‘off-topic’ rispetto all’argomento Covid e si sta forse approfittando di questo periodo di attenzione alle istituzioni per sollevare polveroni ed ottenere consensi, senza considerare tutti gli imprenditori che si trovano in estrema difficoltà. Sabato notte abbiamo avuto la prova che anche senza le attività aperte, i giovani trovano sempre il modo di fare ‘chiasso’. Non sarebbe forse meglio farli divertire in maniera responsabile e controllata in luoghi appositamente creati per loro? Per ora no. Ci viene suggerito come divertirci ‘in altro modo’, ma ogni individuo può essere libero di divertirsi come gli pare? Continuando di questo passo, non si farà altro che appesantire anche il tempo libero delle persone invece di renderlo piacevole. I ragazzi avranno luoghi dove rintanarsi e fare cose sbagliate per passare il tempo. Insomma siamo davanti ad una grossa lama a doppio taglio: sono i fatti che parlano, senza contare tutti i fallimenti di imprenditori che dovremo contare da qui a qualche mese, se qualcosa non si muove. Il nostro Governatore si è mosso benissimo durante l’emergenza, ci ha fatto diventare un eccellenza ed un esempio mondiale. Tuttavia ora è un momento di ripresa. Sopprimere servirà solo a creare voglia di fare. Noi abbiamo una vita avanti, fatecela vivere”.

"Dalla fine del lockdown si è iniziato a parlare di questa famosa ‘movida’, con una visione del tutto travisata. Movida non può essere intesa come sinonimo di droga, alcol a fiumi e schiamazzi. Lavoro come barman ormai da anni, tanto da credere di essere nato dietro 90 centimetri di mogano! Noi che lavoriamo in questo settore abbiamo sempre cercato di regalare sorrisi, attimi di svago, spensieratezza. La maggior parte delle persone viene al bar proprio per rilassarsi, bere qualcosa e scambiare quattro chiacchiere con un amico o con il barman, che spesso diventa amico a sua volta del cliente – racconta Antonio Pelliccia, barman “Abbascio ù Mare” - Bisogna mettere da parte l’idea che la parola ‘movida’ sia legata solo ed esclusivamente alla famosa ‘ammuina’! Noi di questo settore abbiamo ‘sacrificato’ la nostra vita per fare di una passione un lavoro. Io dico sempre che ‘il mio lavoro è la mia vita e la mia vita è il mio lavoro’. Può sembrare una frase fatta, è vero, ma è assolutamente così. In questa ‘nuova realtà’ siamo pronti ad affrontare tutte le sfide che si presenteranno, ma la soluzione non è quella di chiudere le attività di ‘beverage’ alle ore 23:00. Sarebbe preferibile far accomodare le persone ai tavoli, ben distanziati e servirli solo ed esclusivamente lì. Come locali provvederemo alla totale sicurezza del cliente e di noi stessi. Questa ‘guerra’ non la si vince con la repressione. Il proibizionismo è finito dopo gli anni ’20: evolviamoci”.

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