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Venerdì, 29 Marzo 2024

"Noi, percettori del reddito, non siamo parassiti": parlano tre disoccupati napoletani

Giuseppe, Marco e Diego sono tre ex disoccupati e assicurano: "Vogliamo lavorare, ma il Comune non ci impiega nei progetti"

Giuseppe, Marco e Diego hanno diverse cose in comune. Vivono a Napoli Est, sono disoccupati, hanno famiglia, con due figli a testa, e dal 2019 percepiscono il reddito di cittadinanza. Una boccata d'ossigeno che ha permesso loro di mantenere i figli e di smetterla con lavoretti saltuari e malpagati: "Facevo il meccanico - racconta Marco Di Palma, 42 anni - passavo da un'officina all'altra, senza contratti, senza diritti. Mi pagavano a settimana, 200, 150, 100, a volte anche 80 euro a settimana. Mi aiutava la famiglia di mia moglie a mantenere i miei due figli. Poi, nel 2019 è arrivato il Reddito. Ora posso comprare le medicine". 

L'arrivo del Reddito

Per Giuseppe, questo ammortizzatore sociale ha significato una casa: "Vivevo da mia suocera con mia moglie e le mie due figlie. Prima del Reddito ho lavorato nelle cooperative per la manutenzione del verde e negli stabilimenti balneari, ma non avevo abbastanza soldi per pagare un affitto". Per tutti e tre, però, il Reddito di cittadinanza non è un punto di arrivo: "Io voglio lavorare - assicura Diego - vorrei essere inserito nel mondo del lavoro, imparare qualcosa, avere la mia dignità". 

"Non siamo parassiti"

Nell'ultima campagna elettorale hanno ascoltato una parte dei politici definirli parassiti. Non solo Giorgia Meloni, anche il governatore della Campania Vincenzo De Luca non ha avuto parole dolci per loro. "La politica non capisce due cose - spiega Giuseppe - la prima è che siamo una risorsa sprecata, perché invece di impiegarci nei progetti ci lasciano a casa e a noi non fa piacere. La seconda cosa è che ci vorrebbero controlli seri, perché come ci sono i finti invalidi ci sono anche coloro che non dovrebbero avere il reddito, come coloro che fanno finta di separarsi per prenderlo due volte. E queste persone, per noi, sono solo un danno".   

I progetti comunali

In circa tre anni, Giuseppe, Marco e Diego hanno partecipato ad alcuni progetti di utilità sociale. Ma dalle loro parole traspare come il ruolo delle istituzioni in questo campo sia fallimentare: "Il Comune - afferma Diego - ci ha impiegato nella vigilanza e pulizia del Parco De Filippo di Ponticelli per alcuni mesi, ma solo poche per poche ore a settimane. Poi, la VI Municipalità ci ha inserito in un altro percorso. Però, è durato solo pochi giorni e dopo non siamo stati più chiamati, anzi siamo stati cancellati dalla piattaforma dei percettori e non ci hanno nemmeno spiegato perché". Lascerebbero il Reddito subito di fronte alla possibilità di un lavoro vero: "Anche se dovessi lavorare per più ore e per meno soldi" assicura Giuseppe. 

La paura del futuro

Tutti e tre hanno ascoltato le parole di Giorgia Meloni e dei suoi fedelissimi sul progetto di ridimensionare il Reddito e di erogarlo solo a chi non è nelle possibilità fisiche di lavorare. "Davvero pensano che a Napoli ci sia un buon lavoro per tutti noi? - si chiede Diego - A Napoli non c'è niente". Tra di loro, c'è chi non vuole tornare alla vita precedente: "Ho paura - confessa Marco - ho paura di tornare a fare il giro delle officine per 80 euro a settimana, senza diritti. Non mi stanno insegnando nulla che potrà servire per il mio futuro. Io non lo voglio il reddito, io voglio un lavoro, voglio lavorare tutti i giorni, avere uno stipendio. Non voglio restare sul divano".  

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