Gli scavi archeologici di Pompei sono uno dei beni artistici più conosciuti al mondo. Ieri i giovani del movimento di Insorgenza Civile di Napoli si sono recati a Pompei per protestare contro la privatizzazione dei reperti. "Gli scavi di Pompei - spiega il referente di Insorgenza Giovani Gianpaolo Schirani - sono sempre stati un bene pubblico e noi lotteremo affinché restino tali.

Il ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi ha proposto di affidare il sito archeologico ad una fondazione formata da enti privati, tra cui anche molte banche, che di certo non agirebbero disinteressatamente. Inoltre sappiamo che oggi tutte le Banche si fanno portatrici degli interessi del Nord, mentre i nostri beni devono restare patrimonio di questo territorio e del suo popolo."

Nel corso della manifestazione i giovani hanno anche organizzato un volantinaggio tra i passanti, proprio per spiegare a tutti le loro ragioni. Dei cartelloni colorati con la scritta "Vendesi" sono stati affissi all'entrata degli scavi. Molti altre erano le frasi e gli slogan usati nel corso del pomeriggio, come "Non si specula sulla cultura" oppure "Non riseppellirete Pompei con il vostro denaro".

Una dimostrazione palese del triste risultato di un Ministero senza fondi e senza organico. Non i reperti archeologici, infatti, ad essere privatizzati (sarebbe contrario alle norme dello Stato) ma solo la gestione di tali siti. "Società, enti privati e politici vari, non hanno nulla a che vedere con la Storia delle nostre origini. - commenta l'archeologo Oscar De Simone.

Essi con il loro marketing e con i loro business sarebbero per Pompei ancora più letali del Vesuvio, che con la furia di quell'eruzione del 79 D.C. preservò comunque i corpi ed i ricordi, di una città che oggi è oggetto dei più accurati studi sulla storia e sull'arte classica."