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Emergenza Cardarelli, la Cgil: "Pochi medici per 140 casi Covid al giorno"

Secondo Giosuè Di Maro, segretario cittadino della Funzione pubblica, in pronto soccorso lavorano solo 5 camici bianchi e 12 infermieri per ogni turno: "Con questi numeri impossibile garantire percorsi puliti ai pazienti non Covid"

Solo cinque medici e dodici infermieri per ogni turno di servizio. Sono questi i numeri che, secondo la Cgil Napoli, può mettere in campo contro il Covid-19 il pronto soccorso dell'Azienda ospedaliera Cardarelli. All'indomani del video choc che ritrae un paziente deceduto nel bagno della struttura, si riaccendono le luci sulla difficoltà che sta vivendo il principale nosocomio della città, l'unico che continua a garantire le cure anche per tutte le altre patologie non Covid. 

L'Azienda ha vietato ai delegati sindacali di rilasciare dichiarazioni, minacciando sanzioni disciplinari. Così a parlare èil segretario della Cgil Funzione pubblica di Napoli, Giosuè Di Maro: "Da quello che ci risulta - il pronto soccorso del Cardarelli, soltanto nel giorno 11 novembre, ha registrato 140 accessi Covid o sospetti tali. Ma con cinque medici e dodici infermieri per turno è evidente che la struttura è prossima al collasso che che, al netto del grande lavoro del personale, certe misure di sicurezza non possono essere garantite". 

Con un tale numero di richieste, quindi, saltano tutti gli schemi e immaginare percorsi divisi tra chi è contagiato e chi no è un'utopia: "E' un sistema che è saltato - prosegue Di Maro - non si è più in grado di tracciare i pazienti con la medicina territoriale e, quindi, tutti si riversano in ospedale. Ci sono responsabilità nazionali, sicuramente, ma c'è anche una cattiva organizzazione di questa emergenza".

Per la Cgil, i conti non tornano in riferimento ai posti letto dichiarati dalla Regione Campania: "C'è una discrasia tra quanto viene annunciato e i riscontri sul territorio. Tutti i giorni, i medici ci segnalano che continuano a chiedere posti liberi ma continuano a ricevere risposte negative. Mi pare ovvio che dei posti segnalati dalla Regione non tutti sono stati attivati. Anche perché vorremmo capire, con quale persone potrebbero farlo".  

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