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Cronaca

Caos Cardarelli, i lavoratori: "Non garantiamo cure adeguate"

Nuovo allarme lanciato dalla Cgil: "Personale allo stremo e promiscuità tra pazienti Covid e non"

Pronto soccorso affollato, barelle in corridoio, attese interminabili e promiscuità tra pazienti Covid e non. E' il quadro del reparto di emergenza dell'Ospedale Cardarelli di Napoli tracciato dalla Funzione pubblica della Cgil Napoli. 

In una nota, l'organizzazione sindacale ha annunciato un presidio di protesta per la mattina del 12 luglio, elencando alcune delle criticità: "Gli avvenimenti degli ultimi giorni - su legge - con l’ennesima chiusura del pronto soccorso e la recrudescenza dei contagi Covid, hanno ancora una volta evidenziato la scarsa organizzazione e programmazione nel governo del pronto soccorso/Obi dell'Ospedale Cardarelli di Napoli dove nessuno dei problemi più volte evidenziati è stato avviato a soluzione e nessuna delle proposte più volte esposte è stata accolta. Con provvedimenti di cui sfugge la ratio sono stati riaperti reparti Covid e ripristinati posti Covid nei locali dell’OBI con le stesse dinamiche della prima ora pandemica".

Per medici e infermieri il livello di stress è altissimo, tanto da non poter garantire giuste cure ai malati: "Il personale medico e gli operatori del pronto soccorso vivono un ulteriore stress con carichi lavorativi abnormi in un momento in cui dopo mesi di fatica si sarebbe dovuto organizzare e programmare per tempo il dovuto riposo feriale. Ancor di più i pazienti sono in condizioni di inadeguata assistenza e di promiscuità in relazione all’eventuale contagio Covid. Nello stigmatizzare l’approssimazione e la scarsa organizzazione messe in campo da una catena di comando che mostra tutti i suoi limiti e la sua inefficienza, ribadisce la sua ferma volontà di mantenere viva l’attenzione su una problematica che rischia di far collassare l’intero ospedale. Chiediamo che la turnazione del personale medico e degli operatori sanitari sia, ad horas, organizzata tenendo conto delle ferie da assegnare ad un personale stremato e della minima dotazione organica che consenta un’adeguata assistenza ai pazienti e un lavoro dignitoso agli operatori ripristinando un minimo di governo e di organizzazione". 

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