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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Profughi ucraini in fila per ore per avere i documenti: "Siamo distrutti"

Soprattutto donne e bambini in fila davanti al Consolato per vedersi riconoscere lo status di rifugiati. La protezione civile fornisce merendine, pannolini, latte e vestiti per i più piccoli

Gli echi della guerra sono lontani, eppure il dolore è scolpito nei volti delle centinaia di persone che ogni giorno si accalcano davanti all'ingresso del Consolato ucraino a Napoli. Ore di fila per vedersi riconosciuto lo status di rifugiato per essere fuggiti dai bombardamenti russi. Ore di fila dopo un viaggio durato tre-quattro giorni, in alcuni casi anche una settimana. Sono soprattutto donne e bambini, gli uomini sono rimasti in patria a combattere.

La protezione civile chiama i numeri per regolare l'ingresso, ma la maggior parte delle persone in coda non parla italiano. Alla traduzione non ha pensato nessuno, così a fare da interprete sono ucraini che vivono a Napoli da anni e hanno accolto parenti e amici. Accanto alle tende blu, in un angolo, sono stati sistemati scatoli con generi alimentari. Merendine, latte, succhi di frutta ma anche pannolini, scarpe e vestitini per i più piccoli. 

"Io accompagno mia zia e le mie nipoti - racconta una donna che vive a Napoli da 23 anni - Sono partite da Leopoli, hanno viaggiato per una settimana, hanno dovuto attraversare a piedi tre villaggi, camminando per 10 chilometri. Un viaggio lunghissimo. Mia zia ha 74 anni, ma era terrorizzata dai bombardamenti che sentiva da casa. Mia cugina è rimasta in Ucraina, invece, si è rifugiata sottoterra". 

Un'altra giovane donna ucraina residente in città spiega che è arrivata in Polonia per portare alcuni pacchi di aiuti ma al ritorno ha dato un passaggio ad alcuni profughi: "Abbiamo raccolto una famiglia: una mamma, due figli e due nipoti. Dovevano fermarsi a Roma, ma chi li doveva ospitare si è tirato indietro quando ha visto che erano in tanti. Fortunatamente abbiamo trovato una sistemazione in un convento di Napoli. E' straziante vedere i bambini e le persone sulle carrozzine che attraversano il confine. Non finiremo mai di ringraziare la Polonia". 

Nella folla ci sono anche tanti napoletani. C'è chi ha spostato una donna straniera o chi semplicemente vuole dare una mano: "L'accoglienza di queste persone è il vero dramma - afferma Andrea - Io sono qui perché tra qualche ora arriveranno tre donne e un neonato che ospiterà a casa mia. Non si può non restare commossi da quello che hanno vissuto". 

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