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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Torre annunziata / Via Bertone

Ostacolarono lo sgombero di palazzo Fienga, in 78 a processo

A marzo 2017, maxi-processo ai proprietari delle case nel fortino del clan Gionta di Torre Annunziata

Saranno 78 gli imputati per i ritardi nello sgombero di palazzo Fienga, la storica roccaforte del clan Gionta a Torre Annunziata. L'accusa è quella di aver ostacolato le operazioni di sgombero in vario modo e sono state formulate dai sostituti procuratori di Torre Annunziata, Emilio Prisco e Sergio Raimondi dopo una doppia inchiesta della procura oplontina e dell'antimafia. Ieri il Gip del tribunale torrese ha disposto il rinvio a giudizio di tutti gli indagati al processo che si terrà a marzo del 2017. Poco più di due anni dopo l'effettivo sgombero di quello che per decenni è stato considerato il simbolo del potere criminale a Torre Annunziata.

Le accuse vanno dall'inosservanza dell'ultimo ordine di sgombero ai mancati lavori contro il pericolo di crollo ai danni dei proprietari degli immobili all'interno di quello che ormai era un rudere formato spesso però da case di lusso. Ci sono anche nomi “illustri” tra gli imputati. Si tratta di due killer del gruppo di fuoco storico del clan Gionta, già condannati per omicidi di camorra come Giovanni Iapicca, alias “o' rangtiello”, diventato noto alle cronache perché in un'intercettazione propose di utilizzare un bazooka per uccidere un uomo degli Ascione-Papale di Ercolano, e Liberato Guarro, detto “balduccio”. Ci sono anche loro, insieme ad altri pregiudicati, tra i proprietari alla sbarra per aver ignorato le sei ordinanze di sgombero di quello che la Dda aveva etichettato come un posto “non adatto agli esseri umani”.

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