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Martedì, 23 Aprile 2024

A processo il carabiniere che sparò ad Ugo Russo. Il padre: "Chi ha sbagliato deve pagare"

Intervista Enzo Russo, genitore del 15enne morto nel 2020, dopo la decisione del giudice dell'udienza preliminare di rinviare a giudizio per omicidio volontario aggravato il militare che esplose i colpi mortali

"Vorrei insegnare ai miei figli che chi sbaglia paga, anche se ha una divisa". A parlare è Enzo Russo, papà di Ugo, il ragazzo di 15 anni morto nel marzo del 2020, dopo essere stato colpito dai proiettili esplosi da un carabiniere. Il 23 maggio 2023, a oltre tre anni dalla tragedia, il giudice dell'udienza preliminare ha rinviato a giudizio il militare, Christian Brescia, per omicidio volontario aggravato, avallando l'impianto accusatorio dei pubblici ministeri.

Il carabiniere sparò per reazione a un tentativo di rapina da parte di Ugo Russo, ma secondo la Procura di Napoli uno dei colpi, quello fatale che gli avrebbe trapassato il cranio, sarebbe partito mentre il giovane era in fuga e di spalle, quindi non più pericoloso. Il processo comincerà il 12 luglio 2023. "Per noi è una notizia importante - afferma Enzo Russo - perché vorrà dire che si scaverà ancora più a fondo per capire che cosa è successo quella notte. Ugo ha sbagliato, lo abbiamo sempre detto. Ma non avrebbe dovuto pagare quell'errore con la morte. Sono stati tre anni difficili, abbiamo preso mazzate da tutte le parti, ci hanno criticato per ogni cosa. Puntavano l'attenzione sul mio passato, sugli errori di Ugo, ma a nessuno sembrava interessare come fossero andate le cose. Noi, però, abbiamo sempre avuto fiducia nella giustizia. Adesso comincerà un'altra lunga battaglia. Chi sbaglia deve pagare, anche se porta una divisa". 

La morte di Ugo e la lotta alla ricerca della verità ha cambiato drasticamente la famiglia Russo che, nel tempo, hanno incassato solidarietà e appoggio da diversi esponenti di rilievo della società civile come Ilaria Cucchi, Zerocalcare, Ascanio Celestini: "Siamo cresciuti. Abbiamo fatto un percorso che non credevo possibile - prosegue Enzo - All'inizio, dopo la morte di Ugo, ero perso, devastato e molte mie reazioni era volte alla distruzione totale. Poi, con l'aiuto del Comitato nato per mio figlio abbiamo capito che qual era la strada giusta da seguire". 

C'è una parte dell'opinione pubblica che in questo tempo ha continuato a ripetere che Ugo se la fosse cercata: "A quelle persone dico che non possono giudicare senza conoscere il dramma dei ragazzi di Napoli. Si trovano a commettere errori, nel degrado di questi quartieri, senza sapere come tornare indietro. Bisognerebbe aiutarli, spero di poterne avere l'opportunità. Penso ai miei figli, non vorrei crescessero con odio e rabbia. Per questo motivo avere giustizia per la morte di Ugo sarà ancora più importante". 

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