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Cronaca Castellammare di stabia

Gara per gli chalet di Castellammare: tutti assolti

Per il tribunale di Torre Annunziata non c'è stata alcuna turbativa nell'asta per l'assegnazione dei chioschi

Secondo la procura era una gara palesemente truccata. Troppo strane le offerte presentate solo da coloro che già avevano un chiosco negli chalet a Castellammare di Stabia con cifre troppo vicine alla base d'asta. Non è stato dello stesso avviso il tribunale di Torre Annunziata che ha assolto tutti i diciannove imputati nel processo per turbativa d'asta. Scagionati perché il fatto non sussiste sia tutti i 16 esercenti che i tre dipendenti comunali che avevano curato lo svolgimento della gara. Ai loro danni la procura oplontina aveva chiesto la condanna ad un anno e mezzo di reclusione. Diversamente ha ritenuto il tribunale oplontino che ha chiuso l'ennesima fase di una lunga vicenda processuale.

Vicenda che si riferisce ai conosciuti chalet in zona Acqua della Madonna e alla gara d'appalto per dare loro la licenza d'utilizzo regolarizzando una situazione “condonata” informalmente da anni. La gara che ne successe vide come partecipanti solo tutti i vecchi proprietari di un chiosco, molti dei quali parenti tra loro. All'asta, inoltre, parteciparono con una cifra di 3.250 euro a fronte della basa d'asta fissata a 3.234. Una procedura sospetta che attivò le indagini sia della procura oplontina e che allarmò anche l'antimafia. Più volte negli anni si erano rincorse voci di un controllo del clan D'Alessandro su quel tipo di attività ma non erano mai state dimostrate. Arrivò anche l'attenzione della Commissione d'accesso che si era insediata dopo l'omicidio del consigliere comunale Pd, Gino Tommasino.

Le modalità “sospette” di esecuzione dell'asta fecero partire l'inchiesta che portò al rinvio a giudizio di tutti coloro che avevano ottenuto la concessione oltre che del dirigente comunale e dei due impiegati che avevano sovrainteso alla gara. Giudizio che arrivò dopo un primo proscioglimento del 2012 in fase preliminare a cui si appellò la procura oplontina riuscendo ad ottenere il processo il cui primo grado si è però concluso con un nulla di fatto sancendo, per ora, che non c'è stata alcuna irregolarità nell'esecuzione della gara e dando ragione agli esercenti.  

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