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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Casoria

Pasquale Scotti in Italia: "La mia vita è distrutta"

Il superlatitante in lacrime sull'aereo che dal Brasile lo riportava in Italia, dove sconterà 30 anni di carcere. "Mi avete preso, ma la persona che cercavate non esiste più"

Ha pianto, sull'aereo che dal Brasile lo riportava in Italia. Pasquale Scotti, che nel nostro Paese sconterà 30 anni di carcere, agli uomini del Servizio centrale operativo, della squadra mobile di Napoli e dell'Interpol, si è mostrato come un uomo arreso. "La mia vita è distrutta", ha detto.

Il killer di fiducia di Raffaele Cutolo, latitante da 31 anni, era stato arrestato lo scorso 2mi avete preso – ammise agli investigatori italiani – Ma quel Pasquale Scotti non esiste più6 maggio a Recife mentre accompagnava i figli a scuola. "Sono io, ".

Quasi un anno dopo, è tornato in Italia. Magro e provato rispetto alla cattura ha capito che la sua vita da fuorilegge prima e da latitante poi è finita. In carcere, a Rebibbia, si trova in regime di isolamento diurno.

GLI INIZI - Che uomo sia oggi, Pasquale Scotti, non è possibile saperlo. La storia recente della camorra però racconta di certo chi sia stato in passato. Alla fine del 1979 entrò, a soli 21 anni, a far parte della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. È un elemento tra i più temuti della banda "Carusiello”, con cui si rese responsabile di rapine, omicidi – era in corso una faida che causò 300 omicidi – ed estorsioni tra Afragola, Casoria, Caivano ed Acerra.

L'ARRIVO IN AEROPORTO - VIDEO

IL COLLIER - Il 26 maggio 1983 il gesto che lo rese celebre. Per il matrimonio di Cutolo con Immacolata Iacone, Scotti regalò alla sposa un collier di 20 milioni di lire che lo fece entrare definitivamente nelle grazie di "Don Raffaele". È da allora che Scotti divenne "Pasqualino 'o collier", entrando definitivamente nel direttivo della Nco.

LA FUGA E IL MITO - Il 17 dicembre del 1983, venne catturato a Caivano nel corso di un blitz in cui il latitante restò ferito a gambe e mani. Avrebbe da lì a poco manifestato l'intento di collaborare, ma si trattava di un piano di fuga: la sera della vigilia di Natale del 1984, in maniera rocambolesca, scappò dall’ospedale civile di Caserta in cui si trovava per presunti problemi di salute, ed iniziò una latitanza lunga 30 anni.
Sarebbe stato inserito, dal Ministero dell’Interno, nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità. Alle spalle di Bernardo Provenzano, è il ricercato con il periodo di latitanza in assoluto più lungo. Trent'anni e 5 mesi. Da quell'antivigilia di Natale, ai giorni nostri.

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