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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Lino, morto per un sms che non arrivò. Il papà: "Sono belve"

Fermato ieri uno dei presunti assassini, Giovanni Marino. L'inchiesta ha avuto una svolta quando la donna che avrebbe dovuto inviare il messaggio ai killer ha manifestato la volontà di collaborare

Fermato ieri da carabinieri e polizia uno dei presunti assassini di Pasquale Romano, il giovane operaio ucciso per errore, il 15 ottobre, in corso Marianella. Si tratta di Giovanni Marino, rintracciato nel quartiere di San Giovanni a Teduccio. Le indagini sono state coordinate dai pm Sergio Amato ed Enrica Paracandolo. Giovanni Marino sarebbe l'uomo che la sera del delitto guidava l'auto sulla quale si trovava il killer. In particolare, secondo quanto al momento accertato dai carabinieri, sarebbe stato proprio lui a indicare, erroneamente, in Pasquale Romano l'obiettivo dell'agguato, omicidio che rientra nella faida di Scampia.

UN SMS CHE NON ARRIVO' - I killer non aspettarono un sms e per questo uccisero la persona sbagliata, cioè Pasquale Romano. Una donna che era nel palazzo della fidanzata di Romano doveva avvertire i killer quando il loro obiettivo stava per uscire. Ma i malviventi non attesero l'sms e uccisero erroneamente Romano.

Omicidio Pasquale Romano © Tm NewsInfophoto


LA SVOLTA - L'inchiesta della Dda sull'omicidio di Pasquale Romano ha avuto una svolta lo scorso venerdì notte, quando la donna che avrebbe dovuto inviare il messaggio ai killer sull'uscita dal palazzo del vero obiettivo, si è presentata al commissariato di polizia di Scampia manifestando la volontà di collaborare. La donna era presente ad una cena alla quale partecipava il vero obiettivo dei killer, Domenico Gargiulo; cena che si stava svolgendo, la sera dell'agguato, nel palazzo in cui abita la fidanzata di Pasquale Romano: stabile davanti al quale l'operaio fu ucciso. Ha riferito agli inquirenti che informò Giovanni Marino, oggi fermato, e il complice dell'arrivo di Gargiulo ma che si udirono gli spari prima che la cena terminasse e che lei avesse avuto il tempo di mandare il messaggio per avvertire che il vero obiettivo stava uscendo dal palazzo. La donna che ha deciso di collaborare con la giustizia è la zia della fidanzata di Domenico Gargiulo, il vero obiettivo dei killer che nei giorni successivi all'omicidio di Pasquale Romano sfuggì a un altro agguato. Si è presentata in commissariato con i suoi due figli, che hanno avuto un ruolo nella pianificazione del delitto e che ora vivono con lei in una località protetta. Nella zona di Scampia la decisione della donna di collaborare si è diffusa rapidamente e Giovanni Marino e il suo complice si sono allontanati dalle loro abitazioni. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i killer sono legati al gruppo degli scissionisti, cioè al cartello Abete - Abbinante - Notturno, mentre la vittima mancata è vicina al gruppo dei «girati»; lo scontro riguarda il controllo delle piazze di spaccio.

IL PADRE DELLA VITTIMA: "NON PERDONERO' - "Gli assassini di mio figlio sono belve che non perdonerò mai". Queste le parole di Giuseppe Romano. "Ho sempre creduto e sempre crederò nella giustizia. Non ci sono termini per definire quegli assassini. Anche chiamarli belve è troppo poco".

SODDISFATTO DE MAGISTRIS - "Non posso che esprimere tutta la soddisfazione, personale e della città, per l'arresto di uno dei presunti sicari che hanno ucciso Lino Romano. Un grazie alle forze dell'ordine e alla magistratura che sono impegnate nel contrasto al crimine organizzato. L'arresto odierno non servirà a restituire Lino ai suoi familiari, ma rappresenta un importante atto di giustizia e un segnale di speranza per la città e per il Paese che, senza tentennamento, devono portare avanti una mobilitazione civile contro ogni mafia". Queste le parole del sindaco di Napoli Luigi de Magistris.

CALDORO: "UNA NOTIZIA CHE DA FIDUCIA" - Per il presidente della Regione Campania "le forze dell'ordine avevano già dato segnali di forza dicendo di voler raggiungere gli obiettivi in tempi rapidi. Ringrazio gli inquirenti che sono stati rapidi e immediati dando una risposta che significa che lo Stato c'é e che è un successo della giustizia. Tutti devono partecipare. La partecipazione é un atto di giustizia. Il contrasto all'illegalità, all'ingiustizia, alla violenza deve essere visto come una battaglia da fare insieme. Risultati così positivi ci rendono tutti fiduciosi".

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