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Cronaca

Lo sfogo di un infermiere: "Impossibile lavorare così"

Lettere di un dipendente dell'Ospedale del Mare di Napoli: "Senza personale e con reparti che non funzionano. Siamo vessati ogni giorno"

Abiamo ricevuto e pubblichiamo una lettera di un infermiere dell'Osepdale del Mare di Napoli che non vuole rivelare il suo nome per non avere conseguenze a lavoro. Napolitoday ha verificato identità e professione del lavoratore pur tutelandone l'anonimato. 

"Da oramai un mese penso si sia raggiunto l'apice del 'caos'. Siamo ad inizio estate , in un contesto ed un bacino d utenza di milioni di persone che sostanzialmente hanno due sole scelte per le loro gravi necessità sanitarie: il Cardarelli e l'Ospedale del Mare. Sono ancora chiusi Loreto Mare e San Giovanni Bosco. I pronto soccorso principali della città di Napoli e, a dire il vero, anche di tutta la provincia di Napoli, sono sempre e solo due: Cardarelli e Ospedale del Mare".

Il lavoratore analizza il lavoro dei due nosocomi: "Al Cardarelli andrebbe dedicata una statua d oro: è la struttura campana più tartassata, più affollata, più criticata, ma è anche quella che nelle vere urgenze riesce a sopperire e a salvare vite umane avendo mezzi e possibilità non presenti in altri ospedali campani. L'Ospedale del Mare, invece, è un Dea di II livello solo sulla carta. Non è presente la cardiochirurgia, di conseguenza non è presente una rianimazione cardiochirurgica. La terapia intensiva neonatale esiste solo sulla carta: più che correggere un ittero non è possibile fare e i bimbi vengono trasferiti in altri ospedali con un vero reparto. Se ad un paizente viene diagnosticato un ictus ischemico, quindi che necessita di una trombolisi, bisogna portarlo al Cardarelli. Delle trenta ambulanze parcheggiate, solo una decina sono attive.

Con questa situazione, l'infermiere parla di personale demotivato: "La demoralizzazione è confermata dai numeri del personale migrato verso altre aziende. L'età media del personale medico pre covid era fra le più basse della Campania, nel solo primo anno di pandemia sono scappate dozzine di giovani medici, sguarnendo turni su turni in reparto e in area critica. La voce dei sindacati è quasi assente. Sarebbero necessarie azioni eclatanti come mettere tutto il personale in strada davanti al pronto soccorso, un luogo dove manca qualsiasi idea di privacy. I pazienti vengono chiamati con urla da mercato del pesce, rendendo pubbliche le problematiche de pazienti. La psichiatria di questo ospedale non riesce ad assorbire tutti i pazienti e deve necessariamente lasciarne diversi in pronto soccorso che, a contatto con il caos dell'area emergenza, rischiano di essere un pericolo per se stessi e gli altri. Sei noi membri del personale andiamo avanti è perchè vedere tornare a casa un padre di famiglia a cui si è riusciti a riscontrare un infarto miocardico o anche intestinale o cerebrale nel mostruoso caos di tutti i giorni è fra quelle cose che annullano ore e ore di stress lavorativo, minacce e  violenze non sempre perpetrate solo da una “cattiva fetta d'utenza” ma anche dai piani alti di questa azienda”.

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