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Cronaca

Ucciso per errore dal clan Di Lauro, tre ordinanze per i colpevoli

Tre ordinanze per l'omicidio di Attilio Romanò, vittima per errore della faida di Secondigliano, a Cosimo Di Lauro, figlio di Paolo, a Mario Buono, ritenuto l'esecutore del delitto e Marco Di Lauro, il quale è latitante

L'esecutore materiale e i mandanti dell'omicidio di Attilio Romanò, il gestore di un negozio di telefonia ucciso per errore il 24 gennaio 2005 durante la fase più sanguinosa della faida di Secondigliano, sono stati raggiunti da tre ordinanze di custodia cautelare.

I provvedimenti della magistratura sono stati notificati in carcere a Cosimo Di Lauro, figlio di Paolo, il 'boss' soprannominato 'Ciruzzo 'o milionariò, ed a Mario Buono, ritenuto l'esecutore del delitto. Una terza ordinanza è stata emessa nei confronti di Marco Di Lauro, un altro dei figli di Paolo, il quale è latitante.
I provvedimenti della magistratura sono stati notificati dai carabinieri del Comando Provinciale e del ROS di Napoli. Nel corso di indagini coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia partenopea i carabinieri hanno scoperto che l'omicidio maturò nell'ambito delle vendette trasversali durante lo scontro tra il clan camorristico dei Di Lauro e quello dei cosiddetti 'scissionisti'.

Vittima della spedizione di morte avrebbe dovuto essere il cogestore del negozio di telefonia, nipote di un personaggio di spicco dei Di Lauro che era passato con gli 'scissionisti', ma il killer, Mario Buono, che all'epoca aveva 20 anni, sparò freddamente contro la prima persona che si era trovato di fronte nel negozio, Attilio Romanò, del tutto estraneo alle dinamiche criminali.

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