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Cronaca Caivano / Parco Verde

Omicidio della piccola Fortuna, Caputo: “Non l'ho mai toccata”

In aula per un altro infanticidio, quello del piccolo Antonio Giglio, ha urlato la sua innocenza per il delitto nel Parco Verde

Era in aula con l'accusa di aver coperto l'omicidio di un altro piccolo, in una maniera orrenda, eppure ha voluto urlare la sua innocenza per un altro efferato crimine, sempre contro una piccola anima innocente. Raimondo Caputo, accusato insieme alla ex compagna Marianna Fabozzi di aver ucciso il piccolo Antonio Giglio, è comparso questa mattina dinanzi al Gup del tribunale di Napoli, Luana Romano che deve decidere sulla richiesta di imputazione coatta avanzata dal Gip Pietro Carola. Durante l'udienza ha urlato la sua innocenza per il delitto della piccola Fortuna, uccisa nel Parco Verde, lanciata dal balcone di un palazzo, il 24 giugno 2014. L'uomo è stato condannato, insieme alla Fabozzi, per l'omicidio della piccola ma non accetta quella condanna.

Le parole di Caputo 

In aula ha detto: “Io non l'ho mai toccata Fortuna, non l'ho mai violentata, non le ho mai messo una mano addosso”. A permettere la sua condanna sono state le dichiarazioni della piccola amica di Chicca, la sorella del piccolo Antonio anch'egli ucciso e per cui oggi si procede, che avrebbe visto l'uomo commettere il gesto atroce. Una ricostruzione che però non ha mai convinto nemmeno il padre di Chicca, Pietro Loffredo che era fuori all'aula dove si stava svolgendo l'udienza camerale e che ha sempre sostenuto che non sia stato Caputo a uccidere la figlia.

L'omicidio del piccolo Antonio 

Gli indagati oggi erano però in aula per l'infanticidio del piccolo Antonio Giglio, figlio della Fabozzi, ucciso a soli quattro anni il 28 aprile 2013. Venne lanciato dal balcone dello stesso palazzo da dove venne spinta giù la piccola Fortuna. Fu proprio l'omicidio della piccola Chicca a riaccendere i riflettori su questa morte che in un primo momento venne ritenuta accidentale. La madre, infatti, dichiarò che il bambino era caduto dal balcone dopo essersi sporto troppo per guardare un elicottero dei carabinieri. Le indagini poi riuscirono a trovare una testimone oculare del delitto, la sorella di Raimondo Caputo, Antonella, che dichiarò di aver visto Marianna Fabozzi riflessa in un vetro che lanciava giù il piccolo. Il gup ha rinviato l'udienza al prossimo 9 gennaio per un legittimo impedimento dell'indagata. Lei e Caputo rispondono rispettivamente di omicidio e favoreggiamento.

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