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Cronaca Castellammare di stabia

Attirato in una trappola e strangolato: il cadavere fatto scomparire in un fondo agricolo. Due arresti per l'omicidio Carolei

In manette due uomini del clan D'Alessandro: Gaetano Vitale e Giovanni Savarese

Un omicidio di camorra efferato che dopo quasi dieci anni si “arricchisce” di nuovi dettagli e indagati. Questa mattina i carabinieri del Nucleo investigativo di Torre Annunziata hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dall’ufficio Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di Gaetano Vitale (classe 1977), e Giovanni Savarese (classe 1973) -  quest’ultimo già detenuto – gravemente indiziati di essere gli esecutori, in concorso, dell'efferato omicidio di camorra di Raffaele Carolei, ucciso il 10 settembre 2012 a Castellammare. Lo stesso giorno la famiglia ne denunciò la scomparsa e l'Antimafia, a distanza di anni, è riuscita a ricostruire i fatti che portarono al suo assassinio. 

La trappola 

Le indagini hanno permesso di stabilire che, il giorno stesso della scomparsa, attraverso uno stratagemma architettato da Pasquale Rapicano e lo stesso Vitale, la vittima venne attirata nell’abitazione di Catello Rapicano, dietro il pretesto di poter discutere più liberamente di affari criminali relativi al traffico di droga. Entrato nell’appartamento, Carolei venne fatto accomodare al tavolo della cucina dove venne preso alle spalle da Catello Rapicano che, bloccandolo nei movimenti, permise a Giovanni Savarese di stringergli intorno al collo una corda, tirata alle estremità rispettivamente da quest’ultimo e da Pasquale Rapicano, mentre Vitale gli bloccava le mani per impedirgli di potersene liberare.

Il cadavere fatto sparire in un campo

Una volta ucciso, il cadavere dell’uomo venne imbustato e caricato a bordo di un autoveicolo guidato da Vitale e scortato sulla strada da Pasquale Rapicano che lo anticipava a bordo di uno scooter. Venne portato in un fondo della zona di via Schito, e lasciato a Pasquale Vuolo che se ne disfò senza più permettere il ritrovamento.

All’omicidio fornì un importante contributo anche Giovanni Battista Panariello, all’epoca minorenne, che con il ruolo di vedetta si posizionò nei pressi dell’abitazione di Catello Rapicano, sorvegliando la strada da eventuali situazioni di pericoli che potessero minare l’azione di morte. L’omicidio di Carolei venne ordinato dai vertici del clan D’Alessandro, nei confronti di tutti coloro i quali, precedentemente affiliati al contrapposto gruppo Omobono-Scarpa, avevano partecipato all’omicidio di  Giuseppe Verdoliva, autista e persona di estrema fiducia del defunto capo clan Michele D'Alessandro. 

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