Omicidio Buonavolontà, Acerra difende il figlio: "Forse disperato"
La vittima descritta come un attaccabrighe e un violento: a marzo, dopo aver ferito un extracomunitario, finì agli arresti domiciliari. Sorpreso dagli agenti nel bar sotto casa, fu poi arrestato. Da pochi giorni era tornato in libertà
Dopo la tragedia familiare consumatasi nella notte ad Acerra che ha visto un ragazzo di 21 anni, Francesco Buonavolontà, uccidere il padre Mauro 42enne in difesa dalla madre, gli acerrani ora parlano di quella famiglia e dei problemi noti in tutto il paese.
La vittima viene infatti descritta come un "attaccabrighe" che ha rovinato la vita a moglie e figli. "Povero ragazzo - dice Giuseppe, che abita poco lontano dalla vittima - ora finisce in galera per aver difeso la madre da quell'uomo. Era un attaccabrighe, e quando era ubriaco o sotto l'effetto della droga, diventava intrattabile. La moglie, poverina, subiva in silenzio. Il figlio l'ha solo difesa. Lui sì che è un bravo ragazzo, portava avanti la famiglia. Si arrangiava, ma i pochi soldi che guadagnava li portava alla madre ed ai fratelli".
Francesco, ultimamente, aveva prestato servizio come autista nelle ambulanze della Misericordia a Caivano. E alcuni conoscenti parlano di lui come di un ragazzo rispettoso. "Sarà stato disperato per compiere quel gesto. Il padre era violentissimo, nessuno qui ha un buon ricordo di Maurizio".
Tra gli ultimi litigi di Mauro Buonavolontà, quello con un extracomunitario ferito con un coltello per futili motivi. Per questa vicenda, accaduta lo scorso marzo, Mauro finì agli arresti domiciliari. A maggio, però, l'uomo fu sorpreso dagli agenti del locale commissariato nel bar sotto casa e per l'evasione dai domiciliari scattò l'arresto.