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Cronaca Arenella

Sarà demolito il complesso Neapolis all'Arenella. Il giudice: "Venti anni di abusi"

È stato realizzato in una zona sottoposta a vincoli ambientali e paesaggistici. La struttura ricettiva è enorme: 17 immobili, per 1900 metri cubi, realizzati su 21 chilometri quadrati

Dovrà essere demolito. È la decisione del Tribunale di Napoli a proposito del complesso "Neapolis" dell'Arenella, centro ricettivo ritenuto abusivo dal giudice monocratico Amelia Primavera. Contestualmente è stato anche condannato a due anni e due mesi di reclusione un 49enne, risultato essere il committente delle opere abusive e il legale rappresentante dell'impresa individuale responsabile dell'illecito.

La struttura è stata costruita in circa 20 anni ed è un impianto composto da 17 immobili, per 1900 metri cubi, realizzati su 21 chilometri quadrati. Quello definito tale dal giudice è uno degli abusi edilizi più gravi mai realizzati a Napoli, in una zona ricadente nel parco regionale metropolitano delle colline di Napoli.

L'area, infatti, è ritenuta sotto il profilo geomorfologico ad alta instabilità (classificata R2) e a livello idrogeologico a medio rischio di frana (classificata R3). Quindi sottoposta a vincoli ambientali e paesaggistici e destinata esclusivamente all'utilizzo agricolo.

Il complesso invece, pubblicizzato online, era utilizzato come location per matrimoni e altri eventi privati con piscine, ristoranti, bar, pizzerie, palestre, solarium, vasche idromassaggi, bagni turchi e anche aree gioco per bambini.

Come è stato scoperto l'illecito

Il solarium è stato realizzato su di un ex rudere di 200 metri quadrati poi ristrutturato. È questa la costruzione che ha dato il via alle indagini, con gli inquirenti che hanno contestato alla proprietà la lottizzazione abusiva. Il primo sequestro dell'Uote, Unità operativa tutela ed edilizia della polizia municipale di Napoli, risale al 2000. L'ultimo è datato invece 2019.

Le opere da demolire

Il giudice ha confiscato e affidato al Comune di Napoli le opere destinate alla demolizione, nonché disposto il ripristino dello stato dei luoghi. È stata rigettata la richiesta di provvisionale, ma ha condannato l'imputato al risarcimento dei danni in favore del Comune (costituitosi parte civile), in un giudizio separato.

Si salverà, per decisione dell'autorità giudiziaria, una sola abitazione. Quella dove il 49enne abita insieme con la famiglia, già dissequestra in passato.

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