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Cronaca

Coronavirus, il racconto dell'ex Napoli Mutti: "Ho perso amici e conoscenti"

L'allenatore a Napoli nel 1997 racconta a Tuttonapoli la sua esperienza in Val Cavallina, dove è nato e risiede: "Sono state prese scelte leggere, persone che conoscevo sono morte in poche ore"

A Napoli purtroppo durò soli poche settimane, in una delle stagioni più buie del calcio partenopeo (nella quale comunque riuscì a collezionare una vittoria e un pareggio in cinque partite, oltre la media stagionale). Ma Bortolo Mutti è un allenatore e un uomo apprezzato  in tutta Italia, bergamasco residente nella Val Cavallina. Qui è tornato da quando, quattro anni fa, ha smesso con il calcio. A TuttoNapoli Mutti ha raccontato il dolore che circonda il suo paese e l'intera regione in cui vive, la Lombardia. 

"Ho perso cari amici e conoscenti. Avevo parlato con loro fino a pochi giorni prima, poi ho ritrovato il loro volto sui necrologi", spiega Mutti. "Si muore soli, un conoscente è morto e sua figlia non l'ha più rivisto, è stato cremato a Udine. Non è giusto". Mutti spiega di star bene, è in quarantena a casa con moglie e figli, esce per lo stretto necessario. 

"Forse Atalanta-Valencia è stata decisiva", spiega Mutti. "Il virus già c'era e 40mila bergamaschi sono andati a Milano. Sono state prese scelte troppo leggere". 

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