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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Mugnano di napoli / Via San Lorenzo

Mugnano: prima assemblea popolare per la Rete Ambiente e Sviluppo

Incontro-scontro nella Villetta Comunale "Miriam Makeba" tra politici e cittadinanza attiva sul tema della tutela dell'ambiente. La necessaria collaborazione richiede una fiducia che si costruisce nel tempo e sul campo

Prima assemblea popolare per la neonata Rete Ambiente e Sviluppo, che raccoglie, per adesso, diversi partiti del centro-sinistra di Marano e Mugnano, ma che si pone come trasversale e aperta ad inglobare le più disparate realtà politiche e sociali.
La Rete si pone l’obiettivo di contrastare il Piano Regionale dei Rifiuti della giunta Caldoro che prevede nuove discariche e ben tre inceneritori in Campania e che troppo poco invece investe su soluzioni alternative e differenziata.

All’incontro, tenutosi mercoledì sera nella Villetta Comunale "Miriam Makeba" di Mugnano,  però si parla anche di roghi tossici, piaga costante e insopportabile per l’area nord di Napoli – denominata non a caso “la terra dei fuochi” -  che esaspera la gente e la terrorizza per l’enorme pericolo che rappresenta, di sversamenti e discariche illegali, di ecoballe e di rifiuti industriali. Quest’ultimo punto lo si affronta insieme al Professor Marfella, medico che da anni si dedica a questo tema, studiando la forte correlazione che esiste tra questi fenomeni e lo spaventoso innalzamento della percentuale di certi tumori (al polmone, al fegato e alla vescica ad esempio) nei nostri territori. E la correlazione esiste ed è chiara, spiega Marfella, ma nonostante questo i dati non vengono resi noti, “ci dicono che ci ammaliamo di più perché in queste zone fumiamo di più, evidentemente ci prendono davvero per stupidi”.
L’intervento di Marfella scuote tutti, anche quelli che da anni lottano e s’informano e che in fondo queste cose le sanno già, ma sentirle in modo così crudo e definitivo fa venire un brivido lungo la schiena inevitabilmente anche ai meglio informati e non si può non registrare, e riportare qui, quel brusio di rabbia e sconforto che si è elevato unanime “ci stanno ammazzando tutti”.

Diversi gli interventi e le personalità locali che si sono alternate al microfono: dal sindaco di Mugnano Giovanni Porcelli al consigliere regionale del PD Lello Topo, da Francesco Palma fino a rappresentanti di Rifondazione Comunista e Sel di Marano e Mugnano come Fabio Matteo e Stefania Fanelli.
“L’idea è quella di creare una rete tra più realtà, politiche e civiche, che abbiano l’obiettivo comune di difendere questo territorio, di ottenere la bonifica delle tante aree devastate e proporre soluzioni alternative: differenziata spinta (e Mugnano è certamente un buon esempio con il 60-65 % di raccolta al mese), compostaggio, trattamenti meccanici e soprattutto una nuova mentalità da diffondere, quella del riuso, del riciclo e della riduzione a monte (francamente troppi ed inutili gli imballaggi dei prodotti che si acquistano, una seria politica della riduzione deve partire da lì)”.

Interventi molto interessanti  e pieni di spunti stimolanti si alternano però anche a “comizi” e questo in un dibattito può fare la differenza e minare la credibilità che si cerca di conquistare e che è indispensabile in un momento tanto difficile per la politica, dalla quale i cittadini sono ormai delusi per i troppi anni di “tradimenti” e mancate promesse. Poca infatti, la cittadinanza in "platea".
Qualche politico va persino via prima che all’assemblea intervengano i rappresentanti dei comitati civici, antidiscarica e della rete Commons che, per questo e altri motivi, quando prendono il microfono non fanno sconti a nessuno, ricordando e rivendicando che gli obiettivi finora raggiunti sono stati merito esclusivo della cittadinanza attiva che non ha avuto paura di difendere la propria terra e la salute di tutti mettendo in gioco il proprio corpo.

Assemblea popolare per la Rete Ambiente e Sviluppo - V Graniero/NapoliToday


“Non dimentichiamo che qui c’è stato “Chiaiano” – dice l’attivista  di Commons Egidio Giordano, riferendosi ai quattro anni di lotte dei cittadini che con grandissima sofferenza hanno portato alla chiusura di Cava del Poligono, oggi sotto inchiesta della magistratura per gravissime irregolarità -, qui la cittadinanza ha costruito già una rete di solidarietà e lotta, una comunità che non ha avuto paura di affrontare tutte le difficoltà e che si è presa la sua vittoria da sola con dolore e con coraggio”. Il concetto lo ribadisce poi anche un attivista del Comitato Civico Cambiamo Mugnano, Livio Sanseverino, che con fermezza chiarisce che si può costruire insieme un percorso solo se la politica fa un passo indietro, torna tra la gente e non solo per mettere “il cappello a battaglie che sono merito di altri”.

La discussione con i cittadini attivisti non poteva che essere a toni accesi, era facile prevederlo: i simboli di partito ormai infastidiscono  e la paura è sempre quella che il politico di turno venga a fare una semplice passerella per ottenere voti e consensi. I comitati questa volta hanno chiesto fatti e soprattutto una chiara presa di posizione contro le proprie direzioni nazionali di partito, che troppo spesso sono favorevoli a discariche e inceneritori.

Una discussione positiva, nonostante gli scontri, che dimostra molte cose:  la prima, che c’è una grande sfiducia nella politica e nei suoi rappresentanti (con le dovute eccezioni, perché ieri, tra i politici intervenuti ce n’erano alcuni che proprio con i movimenti hanno già creato da tempo un contatto e che da sempre sono in prima linea con loro, prima di tutto come cittadini e poi come rappresentanti di partito o di una qualche istituzione), la seconda, che c’è una cittadinanza molto arrabbiata, ma che ancora vuole combattere e che ancora crede che sia possibile salvare questi territori devastati e che per questo non scappa, ma resta e resiste, la terza e più importante è che di una Rete che davvero integri tutte le forze sane di questo territorio ce n’è assoluto bisogno e i contrasti venuti fuori in assemblea non fanno che dimostrarlo. Le opposizioni nascono da sfiducia e delusione, ma allo stesso tempo evidenziano la grande necessità di discutere e trovare soluzioni, di incontrare istituzioni e politici e ritrovare un dialogo perso ormai da tanti anni, di creare integrazione, associazione e  fare fronte compatto intorno ad un tema che è ormai centrale nella vita politica e sociale delle zone a nord di Napoli. Una rete che però sia fatta di migliaia di facce, di mani, di corpi, di pensieri coraggiosi, di fiducia e solo dopo anche di simboli politici. Prima vengono gli uomini e le donne, le battaglie e le vittorie, dopo anche le bandiere. C’è un tempo per tutto.

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