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Giovedì, 25 Aprile 2024

Caso Ugo Russo, chiuse le indagini. La famiglia: "Chi uccide una persona deve stare in carcere"

Per i pm, il carabiniere ha sparato al minore mentre era in fuga, colpendolo alla testa. Il padre del ragazzo: "Era quello che sapevamo dal primo momento"

Dopo due anni e otto mesi è scritto nero su bianco. Nella notte tra il 29 febbraio e il 1 marzo 2020 Ugo Russo fu colpito mortalmente da tre proiettili, uno dei quali alla testa. E' questa la conclusione delle indagini condotte dai sostituti procuratori Simone de Roxas e Claudio Siragusa A esplodere quei colpi fu Christian Brescia, carabiniere fuori servizio, il quale, pochi giorni, fu iscritto nel registro degli indagati per omicidio volontario. Non c'è ancora una richiesta di rinvio a giudizio, quindi il militare, formalmente, non è ancora imputato. Ma il documento che chiude oltre 30 mesi di investigazioni sembra rafforzare l'ipotesi dell'omicidio, mentre appare meno credibile quella dell'eccesso di difesa.

I fatti

I fatti di questa vicenda sono noti, ma è opportuno riportarli alla mente. Nella notte tra il 29 febbraio e il 1 marzo, Ugo Russo, minore di 15 anni, e un complice si sono avvicinati a una Mercedes parcheggiata a Santa Lucia, in via Generale Orsini. In auto c'era il carabiniere. Con una pistola giocattolo, Ugo Russo ha tentato di rapinare Brescia del suo orologio, un rolex. Tentativo fallito perché, secondo la ricostruzione dei pm, il carabiniere avrebbe estratto la pistola e avrebbe esploso i primi due colpi, uno dei quali ha ferito il minore alla spalla.

Nell'avviso di conclusione delle indagini sono ricostruiti anche i concitati attimi successivi: mentre Ugo Russo fuggiva, nel tentativo di raggiungere il motorino, Brescia avrebbe esploso altri due colpi: uno all'altezza dello sterno e un altro, mortale, alla testa. I due sostituti riconoscono al carabiniere anche alcune aggravanti, tra cui l'abuso di potere e l'aver commesso il fatto ai danni di un minore. 

La famiglia

"Abbiamo atteso con pazienza - afferma Enzo, il padre di Ugo - Sapevamo che le cose erano andate così. Sul corpo di mio figlio c'erano sei fori, tre in entrata e tre in uscita. Ugo doveva pagare per il suo errore, ma non doveva essere ucciso. Se c'è chi pensa che può ammazzare qualcuno e passarla liscia vuol dire che sbaglia. Ci hanno attaccato in ogni modo, noi siamo rimasti in silenzio e abbiamo aspettato. Chi ammazza un'altra persona deve stare in carcere, questa sarebbe giustizia". 

Nei prossimi giorni, la difesa potrà presentare delle memorie, dopodiché i pm valuteranno se inoltrare formale richiesta di rinvio a giudizio. A quel punto, sarà il gip a decidere se andare a processo o meno. Il Comitato verità e giustizia per Ugo Russo avverte che la strada è ancora lunga: "E' statp fatto un passo in avanti, ma dopo quasi tre anni non c'è ancora un processo. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di capire se a Ugo sia stata applicata una pena di morte senza giudizio". 

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